Persone


Farina Antonio

Antonio Farina, è nato nel 1947 a Desio dove ha cominciato a giocare all'oratorio Pio XI sotto la guida di Trabattoni, per poi passare sedicenne alla Forti e Liberi di Monza sotto le cure di Pino Ribolini che lo svezza e lo fa giocare nel 1964/65 nel campionato juniores e nelle due stagioni successive in serie C. Ribolini, "milanesone" allievo di Mario Borella e amico di Tricerri e Corsolini, aveva un pulmino con cui accompagnava i suoi allievi in palestra e li riaccompagnava a casa.

Toni dotato di un fisico robusto (193 cm per 89 kg) aveva un tiro molto preciso sia piazzato dalla lunga distanza sia dalla media in arresto e tiro, e nella stagione 1966/67 si è messo in luce per essere stato il miglior marcatore della sua squadra ed uno dei più brillanti giocatori del campionato di serie C.

Cercato da molte società di serie A è diventato, suo malgrado, famoso per aver evidenziato una caratteristica della pallacanestro di allora: il “vincolo sportivo” ovvero la proprietà alla società sportiva del “cartellino” di un giocatore considerato dilettante, fatto che poteva vanificare il suo diritto di praticare lo sport preferito con altra società.

La Forti e Liberi ha “ceduto” Farina alla All'Onestà di Milano mentre Antonio preferiva il trasferimento alla Oransoda di Cantù (che già l'anno prima lo aveva richiesto, ma che Antonio aveva rinviato per finire la quinta ragioneria a Monza). Toni, mostrando un carattere determinato, non ha accettato la decisione della FL Monza per cui ha richiesto il "nulla osta d'autorità" ed è stato "sospeso" una stagione (situazione analoga a quella occorsa precedentemente a Vianello e a Fantin), che ha trascorso allenandosi a Cantù con la prima squadra che vinse lo scudetto e si è trovato poi libero dal “vincolo” il 31 dicembre1968 .

Farina, pertanto. ha esordito in serie A con il marchio Oransoda e in Coppa dei Campioni durante la stagione 1968/69 nel ruolo di ala con la specialità del tiro. Per la verità Antonio era anche un ottimo difensore. Non avendo grandi doti di elevazione ai rimbalzi ha imparato da “Cagna” De Simone la tecnica di conquistare la posizione migliore sotto i tabelloni facendo sempre il “tagliafuori”. Nel campionato  successivo, perso l'abbinamento Oransoda e col nome di A.P. Cantù, nella squadra c'erano due altri grandi tiratori: Charly Recalcati e Ed Siudut, esterno ala alta, ma Farina è riuscito in molte partite a mettersi in luce.

La stagione 1970/71 il suo minutaggio e di conseguenza i punti segnati sono aumentati anche perché il giocatore straniero è un pivot di ruolo, Bob Lienhard, e la Forst Cantù è arrivata terza in classifica. Nella stagione 1971/72 la Forst Cantù si è confermata la terza forza del campionato e anche Farina ha dimostrato in pieno le sue capacità, tira con ottime percentuali, difende sull'avversario esterno più pericoloso, serve molte palle ai pivot sotto canestro. Nel frattempo l'allenatore Taurisano, grandissimo istruttore di basket, gli aveva limato alcune pecche individuali, migliorandone il palleggio e l'entrata in uno contro uno.

La pallacanestro certo ha avuto una evoluzione; ai tempi della Borletti le ali erano i giocatori più bassi e veloci per andare in contropiede, le guardie invece erano toste e robuste poiché erano prettamente difensori. Successivamente le ali hanno cominciato a crescere di statura e le guardie ad andare in contropiede. Il nuovo criterio di gioco prevedeva ali alte anche due metri che giocassero anche vicino a canestro.

Farina da ala alta è diventato progressivamente ala piccola e anche guardia.

Sono anni d'oro, il Cantù vince per due anni consecutivi la Coppa Korac e si classifica sempre al terzo posto nel campionato.

Arriva la stagione 1974/75 ed è l'apoteosi per Cantù che vince la sua terza Coppa Korac e il suo secondo scudetto. Farina è sempre nel quintetto base ma il rapporto con Taurisano si è esaurito, complice un articolo sui Giganti del Basket decisamente forzato dall'autore dell'intervista e dal fatto che ormai era deciso l'ampliamento a due americani per squadra anche in campionato.

Per questa ragione, Farina ha lasciato Cantù (dove aveva giocato per sette stagioni, avendo vinto tre Coppe Korac ed uno scudetto) e si è trasferito nella stagione 1975/76 alla Pallacanestro Milano, prima sponsorizzata Mobilquattro e poi Xerox.

A Milano si è ambientato subito e ha trovato un allenatore che lo stimava molto come Guerrieri. Dido in sua assenza lo definiva “l'è brut ma l'è bravo!".

Con la maglia della Pallacanestro Milano ha giocato 126 partite di campionato e 13 nelle Coppe Internazionali riportando una media di 11 punti a partita.

Avendo in squadra un mostro di bravura come Chuck Jura è difficile diventare il protagonista della scena, ma spesso Antonio è stato la sua miglior “spalla”.

Chi gli ha giocato insieme non può non averlo apprezzato come giocatore e come uomo. In campo era un perfetto ragioniere, mai una palla persa a vanvera, mai un tiro forzato, mai uscito dagli schemi; faceva sempre la scelta opportuna al momento giusto.

Insomma non un fuoriclasse ma un campione di utilità e serietà.

Non è mai stato convocato nella Nazionale azzurra maggiore, ma ha indossato le maglie  della Nazionale B e Under 23, quella delle Universiadi di Torino del 1970 e quella Militare nel 1970 e 1971. Nell'estate 1972 ha indossato  la maglia della Rappresentativa di Lega, squadra allenata da Gamba, composta per il 50% da giocatori stranieri che ha terminato imbattuta tutti i tornei estivi a cui ha partecipato.

Ha smesso di giocare in Serie A al termine della stagione 1978/79, continuando la carriera di assicuratore, già intrapresa negli anni canturini e giocando altri due anni nella sua Desio in serie B.

Ha successivamente assunto (primi anni 80), l'incarico di General Manager della Aurora Desio, scovando e portando a Desio alcuni atleti e personaggi di grande prestigio (Virginio Bernardi, Claudio Crippa, Maurizio Trotti, Mike Brown) o rilanciandone altri (Devereaux, Flowers, Pino Motta, Anchisi, Mentasti, Bariviera) disputando sempre campionati di ottimo livello (B eccellenza e A2). Promosso in A1 con abbinamento Filanto, quando a Desio nella proprietà è entrato anche Celada, Farina, che non ha mai voluto fare il professionista nello sport, ha lasciato dedicandosi definitivamente e soltanto alla sua attività di assicuratore.

IMMAGINI ALLEGATE

Antonio Farina

Francescatto, Giroldi e Farina

La Nazionale Italiana di Lega del 1972, nella prima uscita ufficiale.

Al termine incontro vittorioso della Forst Cantù, si abbracciano, da sinistra, Carlo Recalcati, Pierluigi Marzorati e Antonio Farina.