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Ongaro Giandomenico

Se metti le mani su quella Coppa, significa che sei entrato nella storia, non importa quanti minuti hai giocato in quella finale ma quanto sacrificio hai messo per arrivarci. In quell'immagine scattata il 1 aprile 1966 al PalaDozza di Bologna al termine della vittoria sullo Slavia Praga traspare lo spirito Olimpia anche negli occhi di Giandomenico Ongaro, anima biancorossa capace di sacrificare il proprio ego cestistico per il bene della squadra. A 'Giando', che aveva i cromosomi biancorossi dalla nascita, dedichiamo l'ultimo aggiornamento della sua scheda, sottolineando tanto i risultati quanto l'attitudine del 'buon compagno di squadra'...

Giandomenico Ongaro è nato il 2 marzo 1941 a Milano, dove cominciò a giocare nel settore giovanile dell’Olimpia, allievo del professor Fassi; condivise questa fase del suo percorso di formazione con Binda, Brega, Gnocchi che furono, a vario titolo, suoi compagni di squadra anche a livello senior. 
Il suo esordio nella massima serie risale al 1957, appena sedicenne, ma il suo impiego in pianta stabile nel gruppo gestito da coach Rubini iniziò nel 1959 e si concluse dopo 214 partite nella massima serie dopo aver vinto ben otto scudetti (1958, 1959, 1960, 1962, 1963, 1965, 1966 e 1967) e la storica Coppa dei Campioni nel 1966.

'Giando', con la sua '13' fece saltuariamente parte del quintetto base: ottimo difensore, Rubini lo utilizzò come sesto uomo per compiti speciali, soprattutto quando c’era da marcare stretto un avversario molto pericoloso al tiro. Questa sua caratteristica non gli impedì di essere proficuo in attacco di segnare ben 840 punti!

Nel contempo, Ongaro ebbe anche un variegato vissuto in maglia azzurra: fece sporadiche apparizioni nella Nazionale Maggiore, con una prima convocazione nel 1962 in un torneo amichevole a Lubiana contro la Jugoslavia, un ritorno speciale nel 'suo' Palalido il 12 febbraio 1963 in occasione della vittoria ai supplementari contro la Francia, e poi coach Paratore lo portò alla Nation Cup in terra basca a S.Sebastiano dove giocò gli altri suoi tre incontri (con Svizzera, Olanda e Spagna) e segnò anche i suoi unici 5 punti in Azzurro. Gli impegni di studio gli impedirono di accettare le convocazioni per la preparazione ai Giochi Olimpici di Tokio 1964.  

Il suo contributo fu invece più importante con la rappresentativa Militare, con cui fu vice-campione del mondo a Badgad 1967 con una formazione che potè schierare 'avieri' del calibro di Recalcati, Iellini, De Rossi, Fantin, Orlandi, Barlucchi e Albanese.  

Al termine della stagione 1967/68, in cui il Simmenthal cedette lo scettro alla rampante Oransoda Cantù, il suo rapporto con l'Olimpia Milano si concluse, complice la naturale politica di ringiovanimento attuata da Cesare Rubini e i sempre più pressanti impegni di lavoro.
Infatti la sua prima destinazione avrebbe dovuto essere la Candy Brugherio ma poi subentrò l'Auso Siemens di Settimo Milanese che accettò la condizione che prevedeva che 'Giando' si allenasse a Torino (con una squadra di Serie D) e fosse disponibile solo nel fine settimana. La prima stagione in Serie B con coach Zugna risentì molto a livello di risultati, con l'Ausosiemens che si salvò solo agli spareggi.
Negli anni successivi il ruolino di marcia dell'Auso Siemens in serie B si stabilizzò, grazie anche a un organico con giocatori di comprovata esperienza come Cesare Brega, Turra, Rossetti e addirittura nel 1970/71 di Gianfranco Pieri. Per Ongaro ci fu anche l'enorme soddisfazione di ricevere il 'Trofeo Birra Forst' come miglior realizzatore del campionato.
La militanza di Ongaro in gialloverde terminò nel 1972/73, anno in cui con Giordano Zanetti e Franco Longhi, conquistò un'altra salvezza senza patemi, anche a causa di un grave infortunio a un ginocchio.
Dopo il ritiro dai campi, Ongaro visse, compatibilmente con gli impegni lavorativi, il mondo del basket come istruttore e tecnico, operando in club 'di quartiere' come Lamber Schuster e Tumminelli Romana di cui ha curato il settore minibasket ed è stato esempio fino all'ultimo per tanti piccoli cestisti.  Si è impegnato, sempre nella massima discrezione, in progetti sociali e di volontariato, che hanno trasformato in soddisfazioni tutto l' impegno che Giando ha loro dedicato.

Forse non fu un fuoriclasse, ma sicuramente, e nessuno può smentirlo, è stato un campione di utilità, modestia ed intelligenza. Mentre giocava si laureò in ingegneria al Politecnico di Milano. Assunto in O.M., ai tempi appartenente al gruppo FIAT, ricoprì posizioni di alta responsabilità e fu promosso in posizioni apicali negli USA, fondando la Teksid e diventandone presidente.
"Avevo avuto occasione di parlare con lui della sua esperienza lavorativa" ricorda il nostro Mauro Gurioli "Ma da persona perbene e modesta non faceva pesare il suo notevolissimo curriculum professionale".

Ci ha lasciati, senza preavviso, il 5 novembre 2022, in una Milano illuminata da un inconsueto sole autunnale e agli albori della sua ennesima stagione sportiva che lo voleva ancora passare da una palestra all'altra.

Come Museodelbasket-milano.it porteremo sempre nel cuore la figura di 'Giando' Ongaro che in questi anni ci è sempre stato vicino, partecipando a nostri eventi e lasciandoci, assicurandogli l'anonimato, quell'immagine con il borsone e le scarpette rosse del Simmenthal che è sempre stata uno dei fiori all'occhiello del nostro sito. Grazie 'Giando' per la tua presenza discreta e per la passione che, senza clamore, hai saputo trasmettere. (MDB-MI)

IMMAGINI ALLEGATE

Ongaro junior nel 1958 alla mitica Forza e Coraggio, con pavimento in linoleum e  tabelloni in legno, in maglia rossa e calzoncini bianchi perché, dice: "probabilmente  ne  avevamo solo un paio, di quel colore"

Ongaro in palleggio in una bellissima foto 

Ongaro contrastato da Riòfrio (nr 4 della Oransoda Cantù). La foto è stata scattata al Palalido nella stagione 1965/66, trasmessa in diretta TV (si vede Giordani sullo sfondo).

Giandomenico Ongaro in palleggio

I Campioni d'Europa del Simmenthal nel 1966