Persone


Tracuzzi Vittorio

Giocatore, giocatore-allenatore, capo allenatore, commissario tecnico, a fine carriera instancabile scout e insostituibile maestro di Basket.
Questo è stato Vittorio Tracuzzi, classe di ferro 1923 (come Cesare Rubini, suo rivale di campo e di panchina).
In campo è l'incarnazione del concetto di 'talento': in questo secolo sarebbe stato una point guard, ovvero un regista con iniziativa e punti nelle mano.
A sedici anni, partendo da San Filippo del Mela (provincia di Messina, ma alle spalle di Milazzo, con vista sulle Isole Eolie) è convocato per la Nazionale Juniores pur essendo un anno più giovane dei suoi compagni, tra i quali spiccano Giancarlo Primo e Carlo Cerioni a cui sono legate altre tappe dela sua carriera.
Dopo la guerra di trasferisce prima a Palermo e poi a Roma (P.T.T e poi Ginnastica) dove la sua grinta, la rapidità e un innato carisma fanno breccia nei pensieri di molti. Nel 1947 ha già esordito nella Nazionale di coach Van Zandt, diventandone presto il capitano già per i Giochi Olimpici di Londra. La prima formazione che lo porta al Nord è la Pallacanestro Varese nel 1948 che gli affida il doppio incarico di giocatore-allenatore non dopo aver portato in squadra un altro ex-Ginnastica Roma ovvero Carlo Cerioni. La compagine bosina è la sorpresa dell'anno, giungendo al secondo posto e maledicendo la sconfitta all'esordio con Gradisca e i pareggi con Roma e Venezia. L'anno dopo, con l'arrivo anche di Alesini, la Pall.Varese è stabilmente sul podio della Serie A pur senza scalfire l'egemonia di Virtus Bologna e Borletti Milano.
Nel frattempo (da giocatore) è in pianta stabile della Nazionale di Van Zandt, esperienza fondamentale per la sua costruzione tecnica ma soprattutto per la voglia di accrescere la ricerca e la cultura della pallacanestro. Ha già giocato gli Europei di Praga nel 1947, le Olimpiadi di Londra 1948 e ancora gli Europei di Parigi 1951 quando, ormai protagonista delle cronache cestistiche, appena concluso il campionato 1951/52 viene incaricato dal presidente federale Decio Scuri della responsabilità della Nazionale Maggiore. A 29 anni è il più giovane selezionatore di sempre. Il primo impegno sono le Olimpiadi di Helsinki 1952, dove però cede il posto nel torneo di qualificazione all'Egitto di coach Paratore. Non si convoca più, per dedicarsi alla preparazione degli Europei di Mosca 1953 (settimo posto) tranne per le due partite del torneo di Istanbul a ottobre 1953. con il quale chiude la sua parentesi con la Nazionale: 45 presenze da giocatore e 28 da tecnico con un rendimento ondivago da sole 13 vittorie. Lascia il posto provvisoriamente a Francesco Ferrero, suo coach ai tempi della Ginnastica Roma, prima dell'avvento in Azzurro di coach Jim McGregor
Nel 1953/54, mentre prosegue alla guida della Pallacanestro Varese assume un altro incarico: vince il suo primo scudetto...ma quello femminile con la Bernocchi Legnano di Bradamante, Mapelli e le sorelle Pasquali. Le doppie redini con la Pallacanestro Varese però non producono che un deludente ottavo posto. Il -18 in casa della Reyer nell'ultima di campionato (in cui segna 5 punti) mette la parola 'fine' alla sua esperienza varesina, ma è un arrivederci.
La Virtus Bologna è pronta ad approfittare della separazione e accoglie Tracuzzi, affidandogli la regia sia in campo che in panchina; è a quel momento il tecnico più pagato del campionato. L'impatto con la Minganti è superlativo: vince subito lo scudetto 1954/55 e quando l'anno successivo riesce a far arrivare anche Alesini (suo compagno a Varese) oltre al bis arrivano gli applausi per una qualità di gioco straordinaria che mette in risalto sia il gioco interno di Calebotta che le folate in contropiede di Canna e dello stesso Alesini.
Nel 1956/57 dismette definitivamente divisa e scarpette: potrebbe arrivare anche il tris ma si materializza la prima 'tracuzzata': nella partita decisiva con il Simmenthal nel nuovissimo Palazzo dello Sport di Piazza Azzarita, quando ormai il punteggio è solo da congelare, Tracuzzi toglie i titolari e si espone alla rimonta di Pieri e Riminucci. Nell'economia dello scudetto, il peso di quella sconfitta è cruciale, anche perchè torna ad accendere la verve vincente dell'Olimpia che riprende il suo ciclo di vittorie, portando in auge il mito delle 'scarpette rosse'.
Di scudetti, Tracuzzi ne vince un altro nel 1963/64 ma con la Pallacanestro Varese, a cui era tornato dopo la chiusura del rapporto con la Virtus e quattro secondi posti consecutivi in campionato, e un positivo biennio alla Levissima Cantù, chiamato dall'ex-allievo Gianni Corsolini
Anche il rapporto di Tracuzzi con Varese è sempre stato speciale, un flusso alternato di passione e polemica che spezza i progetti di continuità. Vince lo scudetto 1963/64 con Gatti, Bufalini e Cescutti, dopo il secondo posto dell'anno precedente, ma lascia l'Ignis dopo un altro secondo posto nel 1964/65. Va per un anno a Cagliari ma torna in gialloblu ne 1966/67 dove va in finale di Coppa Intercontinentale e vince la Coppa delle Coppe battendo nel doppio confronto il Maccabi TelAviv con Vittori e ancora Cescutti sugli scudi. L'anno dopo dilapida il +18 nell'andata della semifinale di Coppa delle Coppe perdendo contro l'AEK e anche l'andamento del campionato (con il quinto posto) lo rende indifendibile, anche per le voci che già lo vogliono a Milano, sponda All'Onestà al posto di Percudani.
Infatti l'incarico gli è affidato per il 1968/69 dalla famiglia Milanaccio con il beneplacito del suo ex-giocatore Guido Carlo Gatti, che della squadra è il manifesto tecnico. Il manager Garbosi gli fa arrivare da Varese il prospetto Enrico Bovone, chiuso nel progetto di crescita che all'Ignis verte su Meneghin; il 2,10 di Novi Ligure forma all' All'Onestà un nucleo con Zanatta, Bertolotti, De Rossi e Nizza che riempirà per anni le cronache di basket nazionali. L'impatto del nuovo coach non è dei migliori: una sola vittoria nei primi otto turni di campionato, dopo lo 'zero' incassato anche al Trofeo Lombardia. Poi da metà gennaio inizia una risalita che, grazie a un girone di ritorno da sette vittorie in undici incontri, riporta il bilancio in pareggio e consente una chiusura al quinto posto, davanti anche ai campioni uscenti del Cantù.
Di tutt'altro tenore la partenza del 1969/70 con quattro vittorie consecutive di cui due pesanti con Cantù e Virtus Bologna grazie a un Isaac dominante. Alla quinta di campionato, però, la 'tracuzzata' non è gradita: un paio di sostituzioni al momento sbagliato permettono la vittoria di Pesaro e l'accendersi delle polemiche. La critica non accetta la gestione di Bertolotti e Bovone, il malcontento cresce e dopo la sconfitta a Venezia la squadra è affidata all'assistente Riccardo Sales
Dopo l'esonero, nemmeno il ritorno alla Virtus Bologna nel 1970/71 permette a Tracuzzi di riprendere la risalita ai vertici della pallacanestro italiana. Decide quindi di intraprendere un altro percorso, che non fosse per forza d'elite. Grazie a una semplice convocazione per uno stage, abbraccia il progetto della Junior Casale Monferrato che dalla serie C fa un importante salto di categoria, giocando anche con Flaborea e D'Addezio. Al termine di un mandato di quattro anni, torna nel suo Sud, allenando la Viola Reggio Calabria e la Cestistica Messina
I suoi vecchi rivali Cesare Rubini e Sandro Gamba lo rivogliono a gran forza nel Settore Squadre Nazionali: è assistente, poi responsabile della Nazionale Juniores e nel 1981 gli viene affidata la squadra azzurra Femminile. Subentra al milanese Bruno Arrigoni, che aveva portato le Azzurre per la prima volta ai Giochi Olimpici (Mosca 1980) e a cui era rimasto stretto il 9 posto (con 5 vittorie e 2 sconfitte) agli Europei di Banja Luka. Il primo obiettivo per Tracuzzi sono stati gli Europei di Ancona 1981, anticipati da ben 22 gare di preparazione tra tornei e amichevoli. Un gruppo esperto con Bianca Rossi, Gorlin, Sandon e Piancastelli stecca la seconda gara del girone contro l'Olanda e sfiora il miracolo con la Jugoslavia, finendo quindi nel raggruppamento per il quinto-ottavo posto; sconfitta anche dall'Ungheria, l'Italia chiude con un sorriso battendo la Romania. Vittorio è un 'martello': anche nel biennio successivo scende in campo 31 volte pur non avendo impegni di competizioni speciali. In totale le sue presenze in panchina saranno 107 (52 vittorie) tra il giugno 1981 e il settembre 1985; quinto agli Europei 1983 a Budapest, non qualificato al pre-olimpico di Cuba per i giochi di Los Angeles 1984 e un altro Europeo nel 1985 questa volta a Treviso. Ci sono ancora Gorlin e Rossi, ma Tracuzzi scommette sulle vicentine Pollini, Fullin e Passaro; prima gara -18 con l'URSS di Semionova, più convincenti le vittorie con Spagna e Belgio ma poi nulla da fare con Ungheria e Polonia. L'ultima volta di Vittorio sulla panchina azzurra è la finale per il settimo posto vinta con la Francia. Il suo posto viene preso da Aldo Corno

Resta nel Settore Squadre Nazionali per un incarico da osservatore; durante una trasferta di lavoro nel 1986 incappa in un pericoloso incidente stradale; dopo qualche tempo per curarne alcune conseguenze si reca a Bologna per un intervento, ma muore improvvisamente il 21 ottobre 1986 per un problema polmonare.

La pallacanestro italiana lo elegge finalmente nel gotha della sua 'Hall of Fame' assegnandogli un premio 'alla memoria' nel 2009; il minimo per un uomo molto brillante nella vita, meticoloso nella cura dei particolari sul campo, moderno, estroverso ed originale nelle sue scelte tattiche.

 

Bibliografia:

"La Pallacanestro Varese" di Renato Tadini, "1871-1971 - Il Mito della V Nera" di A. Baratti e R. Lemmi Gigli, "L'Altra Milano" di G.Specchia e S.Olivari

Il 'Trac', San Filippo e i Neri (by Roberto Bergogni)

Carissimi, questo scritto non è tutta farina del mio sacco, altrimenti non avrei mai potuto portarlo alla luce. Si tratta di una collaborazione tra Andrea De Franceschi da Padova, che per primo me ne ha parlato qualche tempo fa, e di Piero Cocuzza da San Filippo del Mela, Messina, che mi ha... [Leggi tutto]

IMMAGINI ALLEGATE

Vittorio Tracuzzi (per gentile concessione di Daniela Tracuzzi)

La formazione dell'All'Onestà Milano con Vittorio Tracuzzi capo allenatore

Formazione dell' All'Onestà Milano 1968/68; da sinistra in piedi: Garbosi (dir.sportivo), Gatti (cap.), Zanatta, Isaac, Bovone, Nizza, Bertolotti, Tracuzzi (allenatore); sotto da sinistra: A. Bulgheroni, D.Gurioli, Vatteroni, De Rossi, Albonico. Si ringrazia Daniela Tracuzzi per averci concesso la foto

Una simpatica espressione di coach Vittorio Tracuzzi in compagnia di Sandro Riminucci del Simmenthal (per gentile concessione di Daniela Tracuzzi)