Racconti


Il caso Ferracini quasi cinquant'anni dopo

All’inizio degli anni 70 le società potevano concedere in prestito uno specifico giocatore solo per due annate. Dopodichè o se lo tenevano o lo cedevano definitivamente. Ferracini, che era stato prelevato dall’Olimpia quindicenne a Pordenone, dopo i campionati giovanili disputati a Milano venne “prestato” per due anni al Petrarca disputando due campionati di serie B.

Al termine del biennio, Rubini lo considerava ancora "non da Simmenthal” ma nel contempo vedeva in lui un giovane di grandi potenzialità. Pertanto il Simmenthal trovò con un accordo con la Virtus Bologna che, tra l’altro, viaggiava nelle zone basse della classifica ed aveva bisogno di giocatori, in particolare alti, per trasferirlo in prestito.

Il problema è che la pratica, dal punto di vista federale, era proibita e che molti – in analoghe circostanti - staccavano un cartellino di cessione definitiva, stipulando nel contempo una scrittura privata dove venivano stesi i “reali” termini dell’accordo. Era una prassi non priva di rischi, come poi vedremo.

Sta di fatto che il 21 luglio 1971 il Simmenthal concesse il cartellino di “cessione definitiva” alla Virtus Bologna e nel contempo - su carta intestata Simmenthal - fu redatta una scrittura privata tra lo stesso Simmenthal e la Virtus in cui si precisava:

  • Simmenthal cedeva il cartellino di Ferracini al prezzo di 30 milioni con specifiche modalità di pagamento rateale;
  • Al termine della stagione 72/73 (ovvero due stagioni più tardi) il Simmenthal si riservava il diritto (ma non il dovere) di riprendere il giocatore versando 30 milioni alla Virtus (ovvero la stessa cifra pagata precedentemente dalla Virtus per l’acquisto).

Il contratto deliberatamente non usava mail il termine “prestito” proprio per evitare, nel caso la FIP ne fosse venuta a conoscenza, eventuali procedimenti  sportivi, squalifiche, perdite punti in classifica, etc.  Nel contempo occorre segnalare che:

  • entrambi i contraenti non avevano indicato come “proprietari” dei prestanomi (meglio se non tesserati), bensì le società stesse;
  • non veniva prevista una penale in caso di inadempienza;
  • non veniva prevista la proibizione per la Virtus di cedere a terzi il giocatore (ricordiamo che il cartellino era a titolo definitivo).

In particolare, per i due ultimi punti, è probabile che le dimenticanze fossero intenzionali proprio per non dare l’impressione che fosse un “prestito mascherato”, mentre per il primo punto, evidentemente, il Simmenthal aveva piena fiducia nella Virtus per cui non riteneva fosse necessario (un domani) l’intervento della magistratura ordinaria. Ricordiamo che i tesserati che agivano in giudizio, senza autorizzazione FIP, erano soggetti alla radiazione dalla stessa FIP. Bisogna anche sottolineare che la valutazione, nel 1971, di 30 milioni per il Ferracini di allora era estremamente generosa. In quei giorni per trattative di “trasferimenti definitivi” le stelle del mercato avevano avuto ricevuto le seguenti quotazioni:  Bovone  40, Fultz, Gennari e Caglieris  20, Cosmelli 30 milioni.

Dopo due stagioni, Ferracini era diventato nel frattempo una solida realtà e veniva dapprima convocato e poi regolarmente utilizzato dalla Nazionale A.

Si arrivava così a maggio 1973 ed il Simmenthal decideva di riprendersi Ferracini per cui fece una esplicita richiesta alla Virtus. La Virtus a quel punto negò il cartellino infrangendo pertanto sia il contratto e sia l’etica (patto tra gentiluomini).

Il Simmenthal, preso alla sprovvista e dovendo agire in fretta, senza autorizzazione FIP, investì la giustizia ordinaria con un procedimento di urgenza.

La Virtus si difese affermando che il trasferimento non era un prestito ma era veramente di tipo definitivo (sia per l’importo e sia per l’assenza di limitazioni) per cui la piena titolarità del cartellino era loro. Riconosceva comunque la propria inadempienza contrattuale e pertanto era disposta a risarcire al Simmenthal il danno economico  per il rifiutato diritto di riscatto, pari a 30 milioni.

Dal 26 al 28 Luglio il Simmenthal avrebbe partecipato a Messina al Trofeo Lo Forte. Saranno le ultime partite con le gloriose maglie rosse; difatti il 1 Agosto la società automobilistica Innocenti sarebbe subentrata al Simmenthal come sponsor Olimpia.

Nel frattempo il 28 luglio il Pretore di Milano accoglieva l’istanza del Simmenthal ed ingiungeva la restituzione del cartellino.

Malgrado ciò la Virtus continuò a negare il cartellino. Il 31 luglio si chiudevano i termini di tesseramento e, secondo i giornali, il Simmenthal avrebbe presentato un cartellino firmato da Ferracini accompagnato come nullaosta dalla sentenza del pretore.

La questione divenne di pubblico dominio e anche la grande stampa si occupò della vicenda. Nel frattempo la campagna acquisti dell’ultimo biennio aveva visto una esplosione dei prezzi dei cartellini. Proprio in quei giorni il modesto Fabris fu pagato 50 milioni, Bovone 80 e il giovane Vendemini ben 100 milioni. Era evidente che la quotazione di Ferracini non fosse più di 30 milioni, ma una cifra molto, ma molto più cospicua.

Ferracini, in più interviste, continuava a dichiarare la sua volontà di giocare esclusivamente con la Innocenti.

Nel frattempo la Virtus, anch’essa senza autorizzazione FIP, aveva presentato ricorso al Tribunale di Milano contro la sentenza del Pretore.

La FIP, presieduta dall’avv Coccia, “insabbiava” sia la pratica del tesseramento e conseguente procedimento per il doppio tesseramento sia la denuncia per violazione della “clausola compromissoria” (ovvero agire in giudizio senza preliminare autorizzazione FIP).  Di più, l’Avv. Coccia iniziava una lunga - anche se estremamente riservata - maratona per una composizione amichevole della vicenda. I motivi erano duplici:

  • Era coinvolto un Nazionale, che in base al Regolamento avrebbe dovuto essere punito con lungo periodo di squalifica, e pertanto la squadra nazionale si sarebbe indebolita;
  • La decisione del Tribunale, a cui avevano adito due società sportive e non due semplici cittadini non tesserati,  avrebbe potuto mettere in discussione l’istituto della ” Clausola Compromissaria” con effetti dirompenti su tutta la struttura sportiva. Ipotesi che terrorizzava sia la FIP che il CONI;

A settembre veniva reso noto che la seduta del Tribunale era fissata per il 24 ottobre. La situazione appariva bloccata, anche per l’inerzia “ufficiale” della FIP. Ferracini, che nel frattempo si era trasferito a Milano, si allenava con i nuovi compagni anche se non poteva disputare alcuna partita.

Il 21 settembre. Il Corriere della Sera  dedicava una intera pagina alla vicenda, riassumendo perfettamente i termini della questione. Le due Società, peraltro, continuavano una guerra dei nervi per innervosire l’avversaria e migliorare le proprie rivendicazioni.

Il 3 ottobre l’Innocenti comunicava che se non avesse potuto tesserare il pivot Ferracini, avrebbe sostituito il neo acquisto Brosterhous (ala) con il pivot Shinnor, facendo implicitamente intendere che in tal caso, dovendo pagare due giocatori, avrebbe subito un danno economico che la Virtus avrebbe dovuto risarcire.

Il 16 ottobre la Sinudyne comunicava di avere confermato l’ala Fultz, scartando il pivot Mitchell, confermando così di avere piena fiducia di poter disporre di Ferracini),

Il 17 ottobre iniziava il Trofeo Lombardia che sarebbe terminato il 21. L’Innocenti schierava Brosterhous ma ovviamente non Ferracini.

Il 23 ottobre le due società si accordavano per  Ferracini che tornava a Milano. I giornali scrivevano che, in base all’accordo raggiunto, l’Innocenti pagava alla Virtus i 30 milioni pattuiti all’epoca, più “un premio per la valorizzazione del giocatore”

Nella stessa serata del 23 ottobre, l’Innocenti giocava a Torino contro la Forst per il Torneo delle Industrie. Ferracini non veniva schierato anche se presente in tribuna.

Ovviamente il 24 Ottobre, il Tribunale prendeva atto che la questione era stata superata e la sera stessa Ferracini esordiva con la maglia Innocenti al torneo di Torino contro la Saclà Asti.

In conclusione grande vittoria per l’Avv. Coccia che, pur rimanendo sempre nell’oscurità ed agendo di bastone e carota, era riuscito a far digerire un difficile compromesso ai due contendenti.  Il valore del “premio di valorizzazione” pagato dall’Innocenti non è mai stato reso noto. I giornali hanno scritto chi 50, chi 80 e chi addirittura 100 milioni. Molto probabile che fosse una cifra importante, proprio considerando l’incremento generalizzato della quotazione dei giocatori nel biennio considerato e quello specifico di Ferracini.

IMMAGINI ALLEGATE

Toio Ferracini

Ferracini con la maglia della Virtus