Persone


Fassi Emilio

Il prof. Emilio Fassi è stato uno degli allenatori “ante 68” che però godeva della massima stima da parte di tutti i giovani coach della  “nouvelle vague”, e che di lì a poco avrebbero guidato il basket italiano. Questo grazie alla profonda conoscenza di tutti gli aspetti che riguardano il gesto atletico oltre che ad una cultura cestistica impressionante.

Il suo nome non è noto al grande pubblico, perchè aveva privilegiato l'insegnamento universitario (all'Isef di Milano) e la cura dei vivai.

E' stato per più di un decennio il responsabile del settore giovanile del Simmenthal arrivandovi nel 1957 e prendendo il posto di Mario Borella. Nella sua vita non ha mai allenato una squadra che non fosse giovanile.

Burbero, esigentissimo, rigido in palestra, fu uno dei grandi insegnanti dei fondamentali e aborriva la difesa a zona, anche se questo comportava la perdita della partita, perchè la riteneva poco istruttiva per i giovani. Le sue squadre non hanno mai difeso a zona, anche successivamente alla soppressione del divieto (per le squadre giovanili) emanato da Nello Paratore, allenatore della Nazionale A.

Il prof. Fassi si vantava di avere imparato il basket direttamente da Van Zandt e pretendeva la perfezione stilistica dai suoi discepoli, ripudiava gli schemi (solo “dai e vai”, "dai e segui” o “dai e cambia”) sempre fedele al motto “fondamentali, fondamentali ed ancora fondamentali”.

Con il Simmenthal conquistò due titoli nazionali juniores, impresa notevole se si tiene conto che il Simmenthal, ai suoi tempi, preferiva acquistare giocatori affermati ma mai giovani talenti (unica eccezione Masini).

Per la cronaca, la scelta di portare a Milano degli ottimi juniores/cadetti, sull'esempio di Cantù, fu adottata solo all'inizio degli anni 70, dato il prezzo sempre più elevato per gli ingaggi .

Fassi chiuse il rapporto con il basket, come confidò a Roberto Piva (uno dei suoi amati allievi dell''Isef, poi allenatore a Varese anche in A) in quanto avendo accompagnato la nazionale alle Olimpiadi di Città del Messico 1968, come assistente allenatore di Paratore insieme a Giancarlo Primo, dovette necessariamente trascurare la moglie, già gravemente malata che proprio in quel periodo peggiorò per morire poco dopo. Questa episodio lo segnò profondamente per cui ritenne di chiudere con il basket  “giocato” e di riservare tutta la sua vita e le sue attenzioni alla famiglia ed all'insegnamento all'Isef. 

Qui è stato uno dei professori più rispettati ma anche più amati. Sempre con i giubbotti in pelle (si malignava che non avesse nemmeno una giacca), sigaro in bocca, voce rauca, barba non rasata di fresco, è stato un insegnante straordinario, un maestro di vita (e non solo di basket) per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, con uno stile originalissimo e fuori dagli schemi.

Una sola volta è tornato in panchina dopo il suo abbandono: in occasione di una sfida amichevole tra una rappresentativa della Statale ed una dell'Isef (capitanata da Roberto Piva, già allora responsabile dell'attività giovanile di Varese). Piva insistette moltissimo perchè il Prof. guidasse la squadra. Ci riuscì e ancora adesso non si capacita della cosa. Fassi, al termine della partita, disse con voce rotta dall'emozione: “ragazzi, è stata una gioia immensa, ma voi sapete che io non voglio più allenare, per cui è l'ultima volta. Non insistete più. Grazie”.

Si è spento nel novembre dell'anno 2000.

Un ricordo "personale" di Giorgio Papetti del Prof.Fassi

Racconto di Giorgio Papetti. Ho avuto il prof. Fassi come allenatore solo una stagione agonistica poiché Rubini aveva deciso di farmi giocare negli "juniores" quando facevo ancora parte della categoria "allievi" e in prima squadra quando ero un "juniores". Ma la nostra conoscenza reciproca è... [Leggi tutto]

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Emilio Fassi