Racconti


Quella volta che Rubini ci mandò a letto senza cena

Racconto di Art Kenney, giocatore del Simmenthal 1970/71.

Mi sono molto divertito a leggere il ricordo di Dante Gurioli che racconta di quando mandò il mio amico Mel Davis al ristorante con l'amico Papetti invece di farlo giocare una partita di un torneo. Anch’io ho un ricordo simile, ma in un certo senso del tutto opposto.

Stagione 1970/71, Come Simmenthal facciamo un ottimo campionato  (una sola sconfitta, con l’Ignis a Varese) e ci troviamo a Roma al PalaEur davanti a 16.000 spettatori ed in diretta televisiva a  disputare lo spareggio per il titolo proprio contro l’Ignis. E’ il 3 Aprile.

Perdiamo per 65 a 57 malgrado io avessi giocato piuttosto bene annullando Meneghin, con Brumatti migliore dei nostri e Flaborea tra i varesini.

Passa giusto una settimana, noi nel frattempo abbiamo vinto la Coppa delle Coppe (mercoledì 7 aprile) e l’Ignis ha perso la Coppa dei Campioni (il giorno successivo) e ci troviamo domenica 11 (Pasqua) a Viareggio per disputare in due giorni le semifinali e le finali di Coppa Italia

Viareggio era fuori dal “giro” delle località in grado di organizzare un evento del genere ma Sergio Bernardini, il proprietario della Bussola (all'epoca il locale più famoso d’Italia) era buon amico di Rubini, il quale diede una mano perché il Consiglio Federale assegnasse la manifestazione alla città toscana.

Bernardini aveva fatto le cose in grande e il palazzetto era stato adattato per le gare: aveva affittato un parquet, tribune metalliche, etc. Insomma tutto era ben organizzato.

Rubini ci teneva a fare bella figura (eufemismo: voleva vincere punto e basta) sia perché Bernardini era l’organizzatore, sia perché era seccato di aver perso lo spareggio e non gli sembrava vero di poter avere una rivincita la settimana dopo. Noi avevamo appena vinto la nostra prima Coppa delle Coppe, battendo lo Spartak Leningrado, e la Società ci teneva a far vedere che lo spareggio perso era stata solo una svista.

Insomma di stimoli ce n’erano parecchi.

La prima semifinale vede vincere l’Ignis contro Cantù mentre noi dobbiamo incontrare la Fides Napoli.

Avevamo battuto la Fides in campionato sia a Milano che a Napoli per cui non ci avrebbe dovuto impensierire più di tanto ed invece perdemmo 78 a 74.

Rubini al termine della partita era infuriato (ma alla sua maniera: poche parole, sguardi feroci). Una volta usciti dagli spogliatoi e saliti sul bus, Rubini diede ordine all’autista di dirigersi verso l’albergo e non verso il ristorante ove era stata prenotata la cena. Quando tutti fummo scesi dal veicolo disse una sola frase, scandendo bene le parole: “adesso andate a letto, la cucina è chiusa, ci vediamo domani mattina”.

Ovviamente eravamo tutti a digiuno, per cui uno di noi (non ricordo chi) disse ad alta voce “Coach, ma allora non mangiamo?”. Al che Rubini, con la sua voce cavernosa ribatté ruvidamente: “Perché, dopo una partita così avete voglia di mangiare?”.

Ognuno di noi avrebbe potuto dire “Coach, tu comandi in campo, qui ognuno è libero di spendere i suoi soldi come vuole e pertanto adesso andiamo a cercare un ristorante”. Invece no, tutti in silenzio, come scolaretti in punizione, siamo saliti in camera senza fiatare e senza mangiare. Tutti cercarono nella propria camera qualche cosa di commestibile ma solo fui fortunato: un uovo di cioccolato che mi era stato regalato poiché era la vigilia di Pasqua. Ho radunato i compagni nella mia stanza e ce lo siamo divisi mangiandone un pezzettino per uno. Quella cena pasquale così povera ed amara, nonostante fosse a base di cioccolato, ce la ricorderemo per tutta la vita!   

Non ne facemmo cenno ai giornalisti e credo che questo sia rimasto un segreto ben custodito per più di 50 anni.

Il giorno dopo battemmo nella finale per il terzo posto il Cantù per 66 a  63 mente l’Ignis superando la Fides Napoli, conquistò anche la Coppa Italia.

Nella stagione successiva 1971/72  ci siamo vendicati battendo l’Ignis nello spareggio per il titolo di Campione d’Italia e sconfiggendola anche nella finale di Coppa Italia. Ma questa è un’altra storia.

Racconto inviato e quindi riservato per il Museodelbasket-milano.it.

IMMAGINI ALLEGATE

Stagione 1971/72, Varese. Tutte scarpette rosse nella foto: chi le ha portate come Vittori, chi le porta come Bariviera e Cerioni, chi le porterà successivamente come Meneghin.

L'uovo di Pasqua: non è quello originale raccontato da Kenney ma gli assomiglia molto!

Uno dei momenti della sfida Kenney-Meneghin sotto canestro