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Brown Rickey Darnell

Nato a Madison County (Mississippi) il 20 agosto 1958, Rickey Brown è stato il pivot dell'Olimpia Milano per una sola indimenticabile stagione: il 1987/88, anno della conquista della Coppa Intercontinentale, della partecipazione al primo McDonald's Open e della seconda Coppa Campioni consecutiva alle Final Four di Gand.

Arrivò a Milano come giocatore dalle comprovate esperienze, al posto di Ken Barlow che, per un gioco del destino, aveva scelto di passare a quel Maccabi Tel Aviv sconfitto nella finale di Losanna, con cui le strade si sarebbero presto incrociate.

Quando si unì al gruppo granitico con Meneghin, D'Antoni, Premier e McAdoo, la carriera di Brown poteva essere definita "un classico".

Superata la tentazione di passare direttamente dalla West Fulton HS ai Pro, attraverso le lusinghe di Michigan e Kentucky, trascorse i quattro anni accademici alla Mississippi State University (vicino a casa) per laurearsi in Economia e Commercio e meritarsi un posto nella Hall of Fame del suo ateneo con 1838 punti e 1092 rimbalzi in 107 partite (fu anche All American nel 1980). Prima di essere scelto nel draft NBA del 1980, i suoi diritti furono oggetto di diverse trattative: da Detroit a Boston a Golden State (nell'affare che portò i diritti su Joe Barry Carroll a Golden State in cambio di Robert Parish) che lo chiamarono ben presto al Primo Giro come tredicesima scelta assoluta.

Giocò due stagioni e mezzo con la franchigia californiana da buon comprimario al fianco di grandi campioni come World B. Free, Bernard King e Joe Barry Carrol, pur senza mai disputare i playoff; le sue cifre ai Warriors riportano 928 punti e 708 rimbalzi in 177 partite. Il 15 febbraio 1983, fu scambiato agli Atlanta Hawks di Dominique Wilkins e coach Mike Fratello. Anche qui l'esperienza durò 163 partite con un minutaggio inferiore e un conseguente calo a 554 punti e 492 rimbalzi.

L'attraversamento dell'Atlantico fu il naturale corso della sua carriera. Il primo approdo fu in Italia, nella Silverstone Brescia di coach Arnaldo Taurisano e Brad Branson. Nel 1985/86 la formazione bresciana riuscì a strappare l'ultimo posto dei playoff, eliminando clamorosamente la Scavolini Pesaro in due gare e cedendo il passo nei quarti alla Berloni Torino. L'anno successivo, targato Ocean e con Fabio Fossati in panchina, la salvezza arrivò solo attraverso i playout. La classe e la completezza dei movimenti vicino a canestro si scontrarono spesso con un carattere "fumino" che, nonostante i provvedimenti disciplinari, non gli impedì di segnare 754 punti il primo anno e ben 943 nella stagione 1986/87.

Nel luglio 1987 Brown firmò il contratto con un'Olimpia Milano campione d'Italia e d'Europa ma profondamente rinnovata: coach Dan Peterson passò il timone al fido Franco Casalini, e al posto di Franco Boselli e Gallinari arrivarono Piero Montecchi, Massimiliano Aldi e un Riccardo Pittis da lanciare.

L'esordio di Rickey Brown fu sensazionale: a settembre, in un infuocato Pala Trussarsi, la Tracer conquistò la sua prima Coppa Intercontinentale, portando a termine un leggendario poker con i precedenti successi del 1987.

Nella semifinale contro il Cibona Zagabria di Drazen Petrovic, il nuovo pivot biancorosso segnò 33 punti con 13/17 al tiro e 19 rimbalzi; nella finale del 20 settembre 1987 contro il Barcellona, i suoi 24 punti (con 12/22 al tiro) e 13 rimbalzi furono di supporto a Bob McAdoo (25) e compagni, che si imposero 100-84 senza troppo patire.

Milano era al tempo la squadra più in voga in Europa; e lo dimostra l'invito alla prima edizione del McDonald's Open, organizzato insieme da NBA e FIBA, che si disputò a Milwaukee dal 23 al 25 ottobre 1987. Non fu importante il terzo posto finale, perchè i rivali erano i Bucks di Sidney Moncrief e Terry Cummings (che sconfissero Milano 123-111) e la Nazionale Russa (135-108 sulla Tracer) che dopo meno di un anno avrebbe vinto l'Oro olimpico a Seoul.

Sempre capace di grandi bottini e ottime percentuali al tiro, Rickey Brown fu determinante anche nel cammino della Tracer in Coppa Campioni. Il suo show (35 punti con 14/17 dal campo) nel 113-81 contro il Maccabi TelAviv nel girone finale assicurò il passaggio alle Final Four di Gand. Anche nella tre-giorni in terra belga, Brown fu ineccepibile in semifinale contro l'Aris Salonicco (28 punti con 13/20 dal campo e 10 rimbalzi) vinta 87-82, ed altri 17 (con 8/11, 8 rimbalzi e 4 stoppate) nella vittoria 90-84 del 7 aprile 1988 sul Maccabi Tel Aviv.

In campionato, le sorti non furono altrettanto fortunate: Brown giunse nei primi dieci nelle graduatorie del tiro da 2 punti, dei rimbalzi e negli recuperi, ma la squadra concluse solo al secondo posto in stagione regolare.

Per lui nelle 39 partite in Serie A furono 811 i punti segnati (con 334/552 dal campo, pari al 60,5%), 390 rimbalzi e 119 palle recuperate.

La sconfitta nella finale scudetto contro la Scavolini Pesaro di coach Bianchini e di Daye e Cook, spronò l'Olimpia a rivedere la struttura della squadra, lasciando a Rickey Brown la libertà di accasarsi altrove. Iniziò per il pivot del Mississippi un fruttuoso periodo di viaggio tra Spagna e Italia. Nel 1988/89 firmò per Malaga portandola per due anni ai playoff della Liga ACB (889 punti e 348 rimbalzi nelle 36 partite nel primo anno e 745 punti e 329 nelle 38 gare del 1989/90).

Ritornò in Italia per una stagione da 772 punti e 336 rimbalzi alla Reyer Venezia alla quale però non riuscì la salvezza in Serie A2. A Rickey Brown le porte dell'eccellenza non erano ancora state chiuse. Nell'estate del 1991 firmò per il Real Madrid, espressamente voluto da coach George Karl, dove fu subito protagonista: fu suo il canestro decisivo per il 65-63 con cui il Real vinse la Coppa delle Coppe 1992 contro il Paok Salonicco sul campo di Ginevra. In quella stagione (da 642 punti - quasi 20 di media nei playoff - e 337 rimbalzi) non riuscì però l'impresa di impedire alla Joventut Badalona il bis nel campionato spagnolo, sconfiggendo i "Blancos" per 3-2 nella serie finale. Con l'arrivo di Arvydas Sabonis e del compianto Antonio Martin, il 1992/93 fu trionfale: prima la Copa del Rey e poi il titolo ACB (con 631 e 252 rimbalzi totali, partendo sempre dal quintetto base).

Alla fine della stagione Brown passò alla Baker Livorno, nell'anno in cui avvenne la fusione tra Libertas e Pallacanestro Livorno. Con la maglia amaranto giocò 37 partite, 590 punti e 347 rimbalzi totali (decimo in graduatoria) per un'inutile salvezza ai playout, vanificata da una fidejussione fasulla e la radiazione dalla FIP.

Brown tornò in Spagna per gli ultimi due scampoli di carriera: il 1994/95 con la Festina Andorra (portata ai playoff con 17,3 punti e 8,9 rimbalzi di media in 40 partite) e l'anno successivo per le ultime 10 partite con il Tau Vitoria in sostituzione di Dan O'Sullivan (74 punti e 55 rimbalzi).

IMMAGINI ALLEGATE

Rickey Brown a Milano

Rickey Brown e la Coppa dei Campioni conquistata a Gand nel 1988

Rickey Brown e Franco Casalini dopo l'ennesima vittoria