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Dawkins Darryl

Nato ad Orlando (Florida) l'11 gennaio 1957, Darryl Ricardo Dawkins ha giocato una sola stagione all'Olimpia Milano nel 1991/92, sufficiente però per lasciare un ricordo indelebile nel cuore dei tifosi biancorossi.

Dawkins fu il primo giocatore scelto e e messo sotto contratto dalla NBA direttamente dalla High School (la Maynard Evans H.S. di Orlando), chiamato addirittura con la quinta scelta assoluta del 1975 dai Philadelphia 76ers. In precedenza solo Moses Malone era passato dalle Scuole Medie al professionismo, ma nella ABA.

Nei suoi primi anni nella Lega americana fu il paladino di Julius 'Dr J' Erving, mostrando sin da subito un bagaglio di potenza, talento e rapiditā in contrasto con un atteggiamento guascone e poco incline al duro lavoro di miglioramento. Con i Sixers raggiunse due volte la finale NBA, perdendo nel 1976 contro i Portland Trail Blazers di Bill Walton e nel 1980 contro i Los Angeles Lakers. Rimarrà nella storia (in negativo) la partita di quella serie finale (gara-6) in cui fu avversario diretto di Magic Johnson, allora rookie, che, schierato in posizione di pivot in luogo dell'infortunato Kareem Abdul Jabbar, si prese gioco dei lunghi di Philadelphia con 42 punti, 15 rimbalzi e 7 assist.

Dawkins è stato per anni uno dei personaggi più pittoreschi della NBA, un antesignano di Shaquille O'Neal, ricordato per il soprannome che aveva ("Chocolate Thunder", inventato per lui - si dice - dal cantante Stevie Wonder) ma anche per ogni tipo di schiacciata con la quale concludeva i suoi potenti movimenti a canestro. Tanto potenti da accendere la fantasia (e parte della notorietà) della NBA degli anni '80 per aver frantumato per primo un tabellone in partita. La Lega fu addirittura "costretta" a multarlo per ogni cristallo rotto, e poi a studiare un nuovo sistema per aumentare l'elasticità e la resistenza dei tabelloni, degli anelli e dei sostegni.

Quando però i Sixers vollero trasformare lo spettacolo in una squadra vincente, sacrificarono Darryl (ceduto ai New Jersey Nets nel 1982) per far spazio a un centro di altissimo livello come Moses Malone. Rimase ai Nets fino all'inizio della stagione 1987/88 quando passò prima agli Utah Jazz e, dopo nemmeno un mese, ai Detroit Pistons che lo tagliarono definitivamente nel febbraio 1989, poco prima della conquista da parte dei "Bad Boys" di coach Daly del loro primo titolo NBA.

Nelle sue quattordici stagioni nella massima lega americana, Dawkins totalizzò 8.733 punti in 726 partite (17.325 minuti), con anche 4432 rimbalzi e il 57.3% nel tiro da due punti. Alle prese con problemi alla schiena, decise di approdare nel campionato italiano, convinto dall'Auxilium Torino del manager Beppe Di Stefano e di coach Dido Guerrieri; divenne in poco tempo l'idolo delle folle con il nuovo soprannome di "Baby Gorilla".

L'allora Ipifim vinse senza patemi la Serie A2 1989/90, concedendosi il lusso di eliminare Milano dalla Coppa Italia con un sonoro 130-108 e arrivando fino ai quarti di playoff contro Cantų. L'anno successivo fu invece sfortunatissimo perché Torino fu costretta a sacrificare Morandotti, perse coach Guerrieri per un malore durante la trasferta a Reggio Emilia e chiuse senza lode al decimo posto.

Ridendo e scherzando, le cifre di Dawkins nel biennio a Torino furono impressionanti: 607/756 da due punti (a quel tempo non si conteggiavano le schiacciate) pari al 80,3% con 681 rimbalzi in 69 partite. Indimenticabili anche le sue aperture con passaggio baseball da rimbalzo difensivo, che mettevano Della Valle e compagni in condizione di segnare agevoli canestri in contropiede.

Questa caratteristica cercò di mantenerla anche nel 1991/92, quando approdò alla corte di Mike D'Antoni nell'anno in cui la Philips Milano aveva l'obiettivo di cancellare dalla memoria l'onta della sconfitta contro Caserta nella finale scudetto della stagione precedente.

Le aspettative della dirigenza non furono del tutto soddisfatte; pur assicurando statistiche di altissimo profilo, a 34 anni e con quel peso da trasportare, Dawkins iniziava ad aumentare le volte in cui si fermava in difesa o, peggio ancora, rimaneva sotto il canestro avversario, per la gioia dei tifosi e la disperazione del tecnico biancorosso.

La sospirata continuitā di rendimento fu anche compromessa dal doppio impegno, di Milano, iscritta alla Coppa Campioni 1991/92. Fu un'edizione davvero sorprendente per la Philips, che giunse al terzo posto del Girone B alle spalle di Badalona e Estudiantes Madrid, ma fu capace di infliggere un 2-0 al Barcellona e di guadagnare l'accesso alle Final Four di Istanbul.

E proprio nella semifinale contro il Partizan Belgrado, poi campione con Djordjevic e Danilovic, che Darryl Dawkins sfornò la sua prestazione "monstre" in campo europeo con 21 punti e 19 rimbalzi, che non evitarono perō il 75-82 finale.

Con altri 18 punti poi Dawkins contribuė alla vittoria 99-81 contro l'Estudiantes per il terzo posto definitivo. Le cifre del pivot milanese: 265 punti, 175 rimbalzi e l'80,7% da 2 punti (ovviamente il migliore della competizione) in 19 partite.

Il campionato dell'Olimpia invece finì anzitempo (dopo il terzo posto in regular season con 22 vittorie e 8 sconfitte) nei quarti di finale, eliminata dal Messaggero Roma di Dino Radja e Ricky Mahorn, che in gara-tre riuscì ad espugnare il PalaSharp con un 89-94 in rimonta.

Negli archivi milanesi troviamo i 513 punti in 33 partite con l'80.8% da due punti e un quasi sorprendente 76% ai tiri liberi, dimostrando un buon affiatamento con l'altro americano Johnny Rogers, con cui farà poi coppia anche nel 1993/94 a Forlì.

Coach D'Antoni per la stagione 1992/93 rivoluzionò la formazione, preferendogli un pivot più di sostanza come Antonio Davis, ma anche con un play d'ordine come Djordjevic al posto di Piero Montecchi.

Darryl si trasferì alla Telemarket Forlì di patron Corbelli (che in un seguito acquisirà anche l'Olimpia) in Serie A2 per un biennio ad altissimi contenuti spettacolari e da un'inferiore pressione sui risultati. Segnò ancora 1.450 punti in 78 partite (e anche 110 schiacciate su 300 canestri segnati da due), portando le sue statistiche italiane ad un totale di 3.454 punti e 1.824 rimbalzi in 180 partite con l'81.8% nel tiro da due.

Al termine della sua esperienza sui nostri parquet, un personaggio come lui non potè che aggiungere al suo curriculum anche un'apparizione con gli Harlem Globetrotters, di cui condivideva lo spirito e l'innata simpatia.

Volle poi tornare al basket competitivo, giocando per qualche stagione nelle leghe minori americane (ABA e USBL), e in cui mosse i suoi primi passi da allenatore.

IMMAGINI ALLEGATE

Bob McAdoo contro Darryl Dawkins quando vestiva la maglia di Torino

Darryl Dawkins con sullo sfondo Davide Pessina

Darryl Dawkins con Riva e Montecchi ai tempi di Milano.

Darryl Dawkins mentre rompe un cristallo del tabellone in schiacciata

Darryl Dawkins in maglia Philips

Dawkins con Dr-J ai tempi dei Sixers

Dawkins con la maglia di Torino in una partita contro Milano