Storia


La Pallacanestro all'Italiana

Dopo aver raccontato la storia dei quattro capostipiti della nostra scuola di pallacanestro (Van Zandt, Mc Gregor, Paratore e Primo) crediamo sia doveroso per il nostro "museo del basket di Milano" descrivere, con taglio ovviamente storico oltre che tecnico, i dettami del tipo di gioco che si praticava nel nostro campionato negli anni '60, '70 e '80.

Non desideriamo fare confronti con il basket attuale o suscitare polemiche. Desideriamo descrivere solo alcune "regole" del gioco ed i motivi che hanno portato i nostri allenatori a fare alcune scelte tecniche invece che altre.

I giocatori di serie A di oggi sono fisicamente, atleticamente e tecnicamente superiori a quelli di cinquanta anni fa che non erano professionisti, ma studenti o lavoratori. Ogni epoca genera campioni che non possono essere confrontati con quelli di un altro periodo storico.

I nostri allenatori federali e di club dovevano confrontarsi con i giocatori dell'est Europa che erano professionisti di stato (Urss e Jugoslavia) e con gli americani che, soprattutto quelli di colore, erano più prestanti dei nostri.

Accettando la battaglia in campo aperto non avremmo avuto mai scampo.

La necessità di superare il gap esistente ha aguzzato l'ingegno italico e condotto i nostri maggiori allenatori a intraprendere una pallacanestro all'italiana, molto tattica e razionale.

I nostri giovani lettori che non hanno potuto assistere personalmente alla pallacanestro nostrana di allora potranno farsene una idea, mentre chi invece c'era forse verserà una lacrimuccia di nostalgia.

Ricordiamo che la “pallacanestro all'italiana” ha portato in quegli anni sia la nostra Nazionale che i nostri club, con soli due giocatori stranieri, a conquistare numerose medaglie e trofei in ambito internazionale. Giancarlo Primo pretendeva di tenere basso il punteggio, non perchè non amasse il gioco veloce e spettacolare preteso da molti giornalisti, ma come contromossa per colmare il divario tecnico atletico rispetto alle formazioni migliori delle nostre.

Per esempio, valutando questo divario al 10\%,  con un punteggio sui 100 punti il divario sarebbe stato di 10 punti mentre, mantenendo il punteggio sui 50 punti, il divario sarebbe sceso a soli 5 punti. E' facile intuire come sono più facilmente recuperabili 5 punti che 10, centellinando meglio i tiri o difendendo più strenuamente o adottando una tattica migliore.

La Pallacanestro Italiana ha pertanto partorito negli anni dei dettami, che pubblicheremo di seguito in questa sezione del museo, che si possono suddividere in due specifiche categorie:

a) i dettami della fase con possesso palla
b) i dettami della fase di difesa

IMMAGINI ALLEGATE

Nazionale Italiana maschile del 1948. Si riconoscono Vittorio Tracuzzi, Giancarlo primo e Sergio Stefanini