Racconti


Art Kenney e l'anello a Brumatti

Racconto di Art Kenney, giocatore Simmenthal 1970-1973

Cari amici, ho appena finito di supportare l'Olimpia nel tour americano 2015 ed è stata l'occasione per recuperare nella mia memoria alcuni episodi accaduti durante la mia militanza nel Simmenthal nei primi anni 70. Con quella squadra riuscii a vincere (in tre anni) uno scudetto, una Coppa Italia e due Coppa delle Coppe ed arrivando secondi, ad una incollatura, nelle altre manifestazioni.

Eravamo innanzitutto un gruppo di amici, legati da quel fantastico uomo di nome Cesare Rubini, e credo che questa fosse, al di là dell'indubbia caratura tecnica dei giocatori, la forza della nostra squadra: non c'erano leader, eravamo tutti sullo stesso piano e il bene della squadra era al di sopra delle ambizioni di ciascuno di noi. Il tutto in una atmosfera gioiosa.

Ricordo sempre che Giulio Iellini era l'esperto nel preparare i “gavettoni” con cui investiva i malcapitati che entravano o uscivano dalla nostra sede di Via Caltanissetta.

Ma oltre che un vero tecnico del ramo era anche molto astuto per cui non ha mai colpito- nemmeno per errore-  Bogoncelli,  Rubini o Gamba.

Un giorno Pino Brumatti ed io, stufi di questa sua mania, abbiamo voluto rendere pan per focaccia ed abbiamo preparato due grandi taniche di acqua destinate a Jello. Pino, preso dall'entusiasmo, riusci a trovare anche un grosso catino. Aspettammo l'occasione e una sera che Jello uscì con la fidanzata Cristina portammo le nostre bombe nel locale sopra l'entrata e le riempimmo per poi aspettare.  

Ad una certa ora sentimmo dei passi, ci accorgemmo che era Jello e quando mise la chiave nella serratura iniziammo il bombardamento. Altro che cascate del Niagara, fu una cosa spaventosa.

Naturalmente per qualche mese Pino ed io aspettavamo, con aria indifferente, che Rubini o Gamba entrassero o uscissero dalla sede per... accompagnarli.

Ma Pino non era solo un complice di scherzi o il fenomenale compagno di gioco: Pino era un amico vero. In quegli anni avevo un anello d'oro regalatomi dal mio College. Il valore venale era risibile rispetto a quello simbolico, perché rappresentava la Power Memorial Academy (Class of 1964) ed era stato realizzato dal College per premiare la squadra di basket più forte di tutti i tempi, di cui io (insieme a Jabbar) facevo parte.

Per Pino quell'anello aveva una attrattiva speciale, pur non avendogli mai spiegato la storia, per cui un giorno, quale segno di stima e di amicizia, glielo volli regalare.

Quando, una volta, un paio di anni dopo, casualmente gli raccontai il significato dell'anello, Pinozzo voleva restituirmelo a tutti i costi, ma io rifiutai spiegando che lui lo meritava e che desideravo che lo tenesse con cura

Nella foto scattata a Pino in una pausa delle Olimpiadi 1976 a Montreal, e quindi diversi anni dopo, si vede benissimo l'anello portato sulla sua mano destra. Pino è deceduto nel 2011 in maniera assurda (se l'autista dell'ambulanza non avesse sbagliato località arrivando in enorme ritardo, sono sicuro che Pino oggi sarebbe qui a scherzare ancora con noi) e successivamente, con l'aiuto dell'ex factotum Basilio, andai a trovare la moglie Lidia.

Lidia conosceva la storia dell'anello e in quella occasione voleva restituirmelo. Io ho rifiutato e le ho chiesto invece il favore di custodirlo e di darlo, tra qualche anno, al loro nipotino (figlio di Elisa), quale ricordo del nonno e testimonianza del rapporto che c'era tra noi.

Racconto inviato e quindi riservato per il Museodelbasket-milano.it.

IMMAGINI ALLEGATE

L'anello donato da Kenney a Brumatti che rappresenta la Power Memorial Academy (Class of 1964) e realizzato dal College per premiare la squadra di basket più forte di tutti i tempi.

1976, villaggio olimpico di Montreal: Brumatti, Zanatta, Serafini, Della Fiori, Recalcati esprimono in questa foto noia per il lungo ritiro e malinconia per gli affetti lontani