Storia milanese


Billy Milano – Scavolini Pesaro 1981/82: la finale della seconda stella

Storica partita per l’Olimpia che le ha consentito di fregiarsi della doppia stella (20 scudetti vinti). Ma non solo, è da qui che inizia il periodo vincente di Peterson (anche se, per la verità, la striscia continua di titoli inizierà qualche anno più tardi) ed è anche l’incontro che regala il primo scudetto milanese sia al neo acquisto Meneghin che ai nuovi proprietari (la famiglia Gabetti) e a D'Antoni.

Inquadriamo un poco la situazione. L'Olimpia non vinceva lo scudetto dal 1971/72 e nel decennio intercorso aveva avuto dei momenti non proprio esaltanti (era precipitata anche in A2, per poi risalire immediatamente) determinando conseguentemente una certa disaffezione del basket da parte del pubblico milanese.

Il campionato precedente aveva visto Cantù (con Bianchini in panchina) vincere lo scudetto sulla Virtus Bologna, mentre la Turisanda Varese di Meneghin e Morse, che aveva dominato la prima fase, era stata eliminata in semifinale, al pari del Billy. Per l'esattezza l'Olimpia, targata Billy, era stata eliminata proprio dalla Squibb Cantù che aveva vinto la terza gara, dopo 2 supplementari, al palazzone di S.Siro per 85-84. Il post campionato era stato frenetico in casa Olimpia.

Il proprietario Gabetti, l’anno prima già nelle valutazioni per l’acquisto della squadra, come prima cosa aveva chiesto al GM Cappellari quanto costasse avere un ranking da protagonisti e dopo il brillante campionato l’imperativo era di fare l’ulteriore “salto di qualità”. L'occasione propizia fu la crisi finanziaria che aveva investito Varese, in forza della quale Varese fu costretta a cedere Bob Morse (che aveva tenuto una media di 27,2 punti nel campionato) all’Antibes e a vendere il cartellino di Meneghin, l'altro giocatore simbolo di Varese.

L'Olimpia Milano decise di giocare alla roulette, puntando proprio su Meneghin. Il giocatore aveva già subito una serie impressionante di fratture ma era reduce da un campionato molto positivo e non dava, apparentemente, segni di usura per cui l'interrogativo era: "non è un azzardo puntare su un vecchietto di 31 anni? riuscirà l'Olimpia ad ammortizzare il cospicuo investimento?". La risposta è data dalla successiva storia, ipervincente, dell'Olimpia.

Ceduto a Varese Dino Boselli e con Mauro Cerioni che aveva appese le scarpette al chiodo, confermata la restante formazione, in squadra debuttava anche una guardia dal fisico massiccio ma esplosivo, prelevato dalla Ginnastica Goriziana. Di nome Roberto Premier, doveva diventare nel giro di qualche mese uno dei beniamini del pubblico milanese, vero erede dello spirito “Simmenthal” di rubiniana memoria.

Due nuovi “competitors”, però, non avevano dormito in quella estate. La Scavolini Pesaro, che solo due anni prima aveva vinto lo spareggio per non precipitare in A2 ed a seguito di ciò aveva deciso di dare un taglio al passato e di costruire uno squadrone, aveva continuato nella sua politica di acquisti di valore ingaggiando Kikanovic e Zampolini, mentre la Berloni Torino aveva acquistato dalla Virtus Bologna il playmaker Caglieris (affiancandolo alle stelle Sacchetti e Brumatti).

Insomma il campionato 1981/82 si presentava con rapporti di forza decisamente mutati anche se era iniziato drammaticamente male per i milanesi, in quanto Meneghin si era infortunato addirittura in pre-campionato. E senza Meneghin la squadra addirittura sembrava entrata in una involuzione tecnica e psicologica, subendo sconfitte a ripetizione, alcune anche con rilevanti passivi (a Pesaro e a Rieti).

La prima fase del campionato prevedeva un girone all'italiana con 26 partite tra andata e ritorno a cui seguiva la seconda fase dove ogni squadra giocava tre ulteriori partite in casa contro le squadre che la seguivano in classifica, e tre in trasferta contro quelle che la precedevano. Per cui dopo 32 partite, le prime otto classificate venivano ammesse ai play-off assieme alle prime quattro della serie A2.

Scavolini dimostrava tutta la sua forza e vinceva le prime due fasi (7 sconfitte su 32 incontri), mentre Berloni Torino si piazzava seconda (10 sconfitte) e il Billy recuperato Meneghin, riuscendo a vincere ben 10 delle 13 partite del girone di ritorno, chiudeva terzo (11 sconfitte complessive). In serie B la Cidneo Brescia (con in panchina Sales) vinceva il campionato e maturava il diritto di partecipare ai play-off. Ed infatti, nei quarti, il Billy incontra proprio la Cidneo Brescia e ci vollero ben tre incontri per poter superare il turno (89-81 a Milano, 71-78 a Brescia e 72-66 di nuovo a Milano, ma con estrema fatica). In semifinale il Billy si scontra con la Berloni (con l'eventuale terzo incontro da disputarsi a Torino). La squadra si rendeva conto del pericolo e grazie ad una grandissima prova collettiva espugna il PalaRuffini per 82- 71 con 20 punti di F. Boselli, faticando poi inspiegabilmente per chiudere l’incontro di Milano (66-65).

L'Olimpia finalmente è tornata a disputarsi lo scudetto.

La prima partita si disputa domenica 2 maggio a Pesaro. La squadra di casa è una corazzata. Schiera il cecchino Kicanovic, il possente ed agile Bouie, l'ex Mike Sylvester, i nazionali Magnifico (di nome e di ..fatto), Zampolini, Benevelli e in panchina è guidata dallo slavo Petar Skansi (in passato, un ottimo pivot). Occorre ricordare che nella prima fase, a Pesaro, la Scavolini aveva stracciato il Billy con 45 punti di scarto (110-65). Una enormità, che rimane ancora oggi tra i record negativi dell'Olimpia.

Ma quella sera è tutto diverso e Dan Peterson dirà (a scudetto vinto): “Ho sempre pensato che il loro errore fu proprio quello di volerci umiliare in una partita di regolare season”. Il Billy è infuriato. Guidato da uno splendido D'Antoni che fa esaltare le prove di Gianelli, Meneghin e Boselli, all'inizio della ripresa stacca i pesaresi prendendo un vantaggio di 10 punti che riuscirà a mantenere per poi chiudere 86 a 83, con un vantaggio più consistente di quanto dica la striminzita differenza canestri.

La discutibile conduzione tecnica di Skansi (che ha lasciato Magnifico, con 4 falli a carico, a marcare Meneghin; ha dimenticato in panchina per troppo tempo Silvester; non ha insistito a difendere a zona quando questa tattica stava dando frutti) forse ha contribuito alla sconfitta di Pesaro, dove al termine ci sono stati fenomeni di violenza dei tifosi di casa, di cui ne fu anche vittima il giornalista Enrico Campana, della Gazzetta, che è finito all'ospedale.

Passano tre giorni, è il 5 maggio 1982, al Palazzone di S.Siro (quello che crollerà sotto la neve nel gennaio 1985) si svolge l'incontro di ritorno il cui esito non è del tutto scontato stante la caratura degli ospiti, i quali in caso di vittoria avrebbero il vantaggio di giocarsi la bella a Pesaro. Grande euforia tra i milanesi sia in campo che fuori, per circa 10.100 spettatori: lo scudetto era lì a portata di mano, impossibile non riuscire a metterci le mani sopra.

Billy in tradizionale tenuta rossa, Scavolini in divisa bianca, Peterson in maglione (non era ancora arrivata la stagione dei doppiopetto blu). Skansi decise di adottare una tattica spregiudicata. Lasciare in panchina per quasi tutto il primo tempo Kicanovic, giudicato nella stagione precedente il miglior giocatore europeo (!), per poi scatenarlo a cercare di vincere la partita nella ripresa, di fronte ad un Billy già stanco. Il giochino non è riuscito per un soffio e il Billy pur giocando male, e con le coronarie di tutti i presenti sotto pressione, si aggiudicava partita e scudetto.

La legge del basket vuole che un uomo solo non possa battere una squadra, almeno a certi livelli. C'è sempre l'eccezione che appunto conferma la regola, e l'eccezione è costituita dall'indimenticabile Serghei Belov che nel 1972, entrato in campo unicamente nella ripresa, sconfisse praticamente da solo, nella finale della Coppa dei campioni, l'Ignis Varese segnando 30 punti. Come detto, malgrado siano stati relegati in panchina Kicanovic (per sedici minuti) e Benevelli (per oltre dieci) solo negli ultimi due minuti del primo tempo il Billy riuscì a prendere un consistente vantaggio, perché a fronte di una buona prestazione di D’Antoni il resto della squadra aveva avuto scarse percentuali di realizzazione. La ripresa finalmente vedeva in campo la formazione-tipo pesarese e subito per l’Olimpia la situazione si era notevolmente complicata. Kicanovic aveva inscenato un impressionante show personale, portando la Scavolini a recuperare dal 40-32 al 43-44 (3’ e 30” della ripresa), e poi tenere il vantaggio 63-66 al 14' e 67-70 al 16'. Poi avvicinandosi la fine, la tensione attanagliava tutti i protagonisti (ad eccezione di D’Antoni) e negli ultimi tre minuti era la fiera degli errori, con segnature al contagocce.

Dopo un canestro di Boselli (69-70), nelle due azioni successive si registravano 2 tiri liberi di D’Antoni (71-70) con replica di Kicanovic a 3’ e 15” dal termine (71-72). Dopo un pasticcio Billy, Kicanovic sbagliava la conclusione e poi falliva un'occasione facilissima anche Meneghin, il quale nell’azione successiva compiva il quinto fallo (1’ e 33”).

Sull’azione pesarese, altro fallo Billy, dopodiché Kicanovic (che aveva una percentuale del 59% al tiro, nell’intero campionato) sbagliava nuovamente (1’ e 10”). Sul ribaltamento di fronte, D’Antoni, da campione qual’era, riusciva a portare il punteggio a 73-72 a 50” dalla conclusione. Nel contrattacco pesarese era ancora Kicanovic che perdeva la palla (38”), con successivo errore al tiro di Boselli (16”). Negli ultimi caotici secondi Silvester, in mezzo all’area, tentava il canestro ma si faceva stoppare da Gianelli.

La partita era finita, vinta incredibilmente dal Billy con la forza dei nervi, quando ormai per i milanesi sembrava finita. Alla fine, sono stati tre errori della stella pesarese Kicanovic a regalare il risultato a Milano: Kicanovic ha tirato due volte, sbagliando, e col pallone in mano poi si è fatto rubare la palla da D’Antoni. E quest’ultimo è risultato ancora una volta determinante.

Il tricolore tornava a cucirsi sulle canotte rosse della Olimpia, assieme alla doppia stella precedendo la Juventus sul traguardo.

Milano, Palazzo dello Sport di S.Siro,
mercoledi 5 Maggio 1982
Billy Olimpia Milano – Scavolini Libertas Pesaro 73-72 

Scavolini Pesaro: Carboni, Benevelli 10, Silvester 10, Boni 2, Bouie 14; Giumbini, Kicanovic 16, Magnifico 12, Ponzoni 4, Zampolini 4 (All. Skansi). Billy Olimpia Milano: D'Antoni 14, Boselli 12, Ferracini 9, Gianelli 19, Meneghin 11, Gallinari, Premier 8, Lamperti n.e., Innocenti n.e., Della Monica n.e. (All. Peterson)

Arbitri: Fiorito e Martolini

IMMAGINI ALLEGATE

Kicanovic in penetrazione con D’Antoni e Meneghin

 D’Antoni e Zampolini guardano Kicanovic in un intervento acrobatico

Toio Ferracini