Racconti


Il "Mobilquattro Club" - Terza puntata

Continua il racconto di Mario Vignati, con la collaborazione di Lilù Battaini, Raffaella Ranieri e Roberto Rambaldi.

Terza puntata (MOBIL QUÌ - MOBIL LÀ – MOBIL QUATTRO VINCERÀ)

L’estate passa e sulla "rosea" inizia a scorrere qualche notizia: la squadra non si scioglie, però uno sponsor non si vede, mentre gli idoli di un’infanzia se ne vanno: Gennari e Zanatta a Varese, Bovone e Cosmelli a Udine, gli juniores Benatti, Borlenghi, Blasi e Mascellaro al Simmenthal (!!!!), il vecchio Joe Isaac resta negli Usa in attesa di una chiamata che non arriva. Finalmente ai primi di settembre, dopo che si paventava uno sponsor caseario (Cademartori), è arrivato il "ragiunàt" Tino Caspani che ha portato il consorzio di quattro mobilieri associati di Carugo nel mondo del basket col nome di Mobilquattro; ma coi miei amici di allora, per lo più concentrati all’oratorio della Lourdes, ci chiedevamo: quali giocatori avremmo dovuto sostenere?  

Guidati dal coach Riccardo Sales e sotto le ali protettive delle due guardie Eligio De Rossi, mitico contropiedista, il Brumatti dei poveri, e l’attempato ingegnere toscano Alfredo Barlucchi, reduce da da anni di serie A con Bologna, Cantù e Pesaro, restavano i giovani Mimmo Giroldi (buon tiratore che solo via da Milano troverà una sua tardiva consacrazione), Ciccio Grasselli, Nino Florio e l’algido e generoso Federico “Fritz” Nizza (troppo basso come lungo, troppo lento come ala); poi, cacciati quattro spicci dalla saccoccia brianzola, arrivarono nell’ordine dalla retrocessa Biella il lungo allampanatissimo Lucky Lucarelli, dal Simmenthal il giovane panchinaro Giorgio Papetti, da Varese il panchinaro Paolo Polzot, mentre dagli Stati Uniti sbarcava un ex pro ABA, Dennis Grey, caparbio pivot.  

Trofeo Lombardia (allora tradizionale opening season pre campionato) con grinta e nulla più arrivano tre sconfitte da Simmenthal, Ignis e Forst Cantù, poi abbonamento per fede intorno al mitico Davide Gola, con cui condividevo già da tempo i pomeriggi invernali del Palalido, che divenne il “Presidente” dell’unico Mobilquattro Club della storia. Che, come tutti gli aggregati sociali, aveva i suoi riti della domenica pomeriggio svolti da gruppi di persone in luoghi, tempi e percorsi canonici, che di seguito provo a descrivere.

Ore 14:00 ritrovo all’angolo fra le vie Induno e Lomazzo (zona Sempione): divisione rigida fra chi prendeva la macchina per andare al cinema, alla gitarella o a caccia di ragazze, e chi invece voleva andare al Palalido. Era vietata la transumanza fra i due gruppi. Il gruppo dei baskettari aveva a sua volta ora una duplice possibilità:  

Opzione 1: Bella giornata, cielo terso, partita  poco interessante es. Gorena-Maxmobili come anticipo televisivo di Serie A: partenza immediata “pedibus calcantibus” verso il Palalido che veniva raggiunto in tre quarti d’ora, giusto in tempo per vedere l’inizio della partita di Serie C della Banca Popolare di Milano, che giocava in anteprima alla gara della Mobilquattro. Che rabbia! I cuginastri del Simmenthal, sempre privilegiati, invece erano preceduti dalla Standa di A femminile, e potevano vedere le belle gambe della Pareschi e dell’Alderighi!  

Opzione 2: Giornata fredda e nebbiosa, partita clou es. Ignis - Simmenthal come anticipo televisivo: tutti a casa del Bongi in via Cucchiari a vedere la partita per televisione tifando Varese perchè Rubini, Masini e Kenney ci erano antipatici. Poi, rigorosamente con la 850 (del Claudio Lemon), 127 (Giorgio Manganao), 1300 Fiat Giardinetta (Bongi) e Prinz Nsu (Gola), di corsa al Palalido.  

Ore 17:00: una volta al Palalido, chiacchierata liberatoria con la fauna del posto ed allora vedevi il Gola fraternizzare col compianto Giorgio Gallori, il folle Gandolfi (suoi erano i disperati urli “Alèèèèmobbilqquatttrrooooooooo!!!!!” che in qualsiasi momento delle partite questo ragazzo lanciava restando poi senza fiato né voce per una settimana) che scambiava opinioni cestistiche col Bongi, una serie di brave e simpatiche ragazze (la Lilù, la Lella, la Cristina, la Tizianetta, la Chicca) che ci guardavano con aria quasi divertita, mentre io ed il Mangagiorgio “corettavamo” improbabili rime (tipo “Lucky gò, Lucky gò, LuckyLucky-gogogò!”); poi c’era un crazy horse, chiamato Attila, vestito con giacca di fustagno blu, che, brandendo un immenso bandierone, si piazzava dietro i canestri degli avversari sperando d’indurli all’errore; un altro, il Minervino un ragazzo posato, che però di fronte al colore giallorosso perdeva la testa, ed un aspirante allenatore, l’Enrico Cassina con  la sua amica Lela che pretendeva di aver ragione su tutto. Mercoledì successivo c'era la lettura delle  statistiche dei Giganti del Basket, a cura dei fratelli Verdesca. Fra questi impegni si consumarono anche storie d’amore fra tifosi come quelle di Roberto e Marica che durano alla grande anche oggi. 

Ore 17:30: palla al centro e…via!!!!! “Mobil, Mobil, Mobilquattro!!!!!!” fino alla fine.  

Ore 19:15: fine della partita ed ancora due opzioni: 

Opzione 1 (Vittoria giallorossa): tutti a casa, con commenti, speranze, illazioni e fantasie sulle prossime gare, salvo decretare un prolungamento della serata, rigorosamente a casa Gola davanti alla televisione a vedersi la domenica sportiva di Alfredo Pigna, con un "bicierìn" di quello buono; rigorosamente d’ordinanza il silenzio con cui si ascoltavano i risultati di basket soprattutto se conditi dal commento del Vate Aldo Giordani.

Erano invece ammessi i commenti sui servizi della Domenica sportiva svizzera (che seguiva quella italiana) del mitico telecronista Giuseppe Albertini e dell’altrettanto impareggiabile Libàno Zanolari che riguardavano le squadre ticinesi di basket. Federale, Pregassona, Viganello e Lugano Molino Nuovo coi loro giocatori:  Dell’Acqua, Ermotti, Cedraschi, Franco Picco, Dominique Kurrat e Betschart, Robert Hack, Ken Brady,  Nacaroglu, in perenne sfida con l’Olimpic di Friburgo del cecoslovacco Mrazek e lo Stade Francaise di Ginevra.

Opzione 2 (sconfitta giallorossa): dopo un pseudo assedio per sbollire gli animi fuori dagli spogliatoi ad inveire contro tutto e tutti, mesto ritorno a casa parlando dell’Inter, di Rivera, di Cuccureddu, della nuova ragazza che da due settimane veniva in oratorio, dei problemi scolastici, dell’idea (concretizzatasi solo nel ’74) di mettere in piedi una squadra di basket della Lourdes, che poi diventerà il mitico basket Clan 74, ancor oggi militante in Prima Divisione. 

La giovin Mobilquattro, meno fanfarona della precedente All'Onestà, andò col coltello fra i denti su ogni campo (mitica una vittoria a Venezia sulla Reyer di Ubiratan e Bufalini, pur privi di Grey, con tifosi al seguito intonare “Ubira-Ubira aggiusta la mira” e “Venezia vaggiù-gglugglùgluggglù”). Fece “cagare sotto” anche i cugini "simmenthalini" in un derby perso immeritatamente di un punto.

I giallorossi furono commoventi, con De Rossi, Barlucchi e Lucky sugli scudi, che a fine campionato sfiorarono il colpaccio pure sul campo della Forst Cantù, quando misero alle corde i celebri Marzorati, Recalcati e Lienhard. In vantaggio di sei punti a tre minuti dal termine, l’arbitraggio inaudito di Ardito e Compagnone, accanitisi sui giallorossi e inventatisi passi di partenza su capitan Eligio, spense le velleità dei nostri beneamini (Cantù vinse di due).

Si  surriscaldarono gli animi degli undici parrocchiani della Lourdes appartenenti al Mobilquattro Club, che, dopo aver sfiorato a bandierate la testa dei due fischietti, dovettero guadagnarsi una faticosa uscita dal palazzetto, sempre guidati dal "lidèr maximo" Davide Throat, nel frattempo barbutizzatosi in onore del grande Fidèl, ed eroicamente in prima linea contro i pericolosi tifosi canturini.  

Ma la già ricordata vittoriosa trasferta di Venezia (30 gennaio 1972), inebriante per tutti, va ricordata anche per un anedotto raccontato più volte dallo staff tecnico dell’epoca, allorquando venimmo a sapere che il pullman della squadra, al ritorno si fermò per sosta tecnica in autostrada a Brescia, dimenticando, alla ripartenza, il medico sociale Professor Vittorio Blini in autogrill…; quest’ultimo riuscì comunque a rientrare in autostop nella notte a Milano, presentandosi l’indomani puntuale alle otto del mattino presso l’Ospedale San Carlo ove lavorava.  

Che bello comunque andare in trasferta tutti insieme ritrovandosi in via Monreale, dove, durante la settimana,si facevano i turni per raccogliere le adesioni al pullman organizzato da Franco Germani, ex arbitro internazionale e comunque eccellente successore di Milanaccio alla presidenza, che ci diede la possibilità di seguire i giallorossi un po’ dovunque, ma mentre Bologna, Varese e Cantù erano ormai gite fuori porta con partenza alle 13, quelle sino a Padova e Venezia, con partenze di primo mattino, ci consentirono anche di dare un occhio a queste località ricche di storia e di monumenti. 

E proprio in occasione della trasferta organizzata per Padova, l’autista si presentò al mattino dicendoci che non poteva portarci perché era in sciopero… ma alla fine lo convincemmo ugualmente allungando, oltre a quanto pattuito in tariffa, anche due belle scatole di biscotti che si chiamavano… Krumiri!!!! 

A proposito, e i rapporti con gli altri tifosi? Ovviamente molto competitivi coi cugini dell’Olimpia, su cui in tutta la nota potrete raccoglierne umori espliciti; con gli altri? Beh, non propriamente amichevoli quelli con Cantù, che, specie nel periodo di sponsor carughino, avevano un’avversione decisamente percepibile non solo dai cori. Buoni quelli con i veneti (Reyer in particolare), dove siamo sempre stati accolti con simpatia, così come dalle due Bolognesi poichè al nostro ingresso al Pala Azzarita per arruffianarceli urlavano “Simmenthal - Simmenthal vaffanculo!”. Ma c’era poco tempo, la parata di ragazze nei parterre bolognesi era spettacolo tradizionale da ammirare. 

Con Varese c’era invece quasi un gemellaggio: anche loro ci accoglievano al grido "Simmenthal - Simmenthal vaffanculo!", e qui potevamo star tranquilli, si rispondeva con un caloroso applauso! Del resto troppa commistione di ex per creare vera antipatia. Piuttosto calienti invece i tifosi senesi che all’epoca avevano una squadra poco più che discreta, che, quando calavano al Palalido, litigavano su ogni cosa, come se ogni fischio arbitrale gli fosse pregiudizialmente ostile. 

Comunque sia e contro ogni logica previsione che ci voleva retrocessi, alla fine la Mobilquattro si salvò.

Giorgio detto manganao o mangagiorgio: bancario e grande interista, si presentava spesso alle partite con fascia fermacapelli giallorossa e foulard stretto a giro vita. Leggendario il pugno chiuso con cui intonava insieme al Gola "Lotta Jura senza paura", in assonanza coi tempi.

Marica: la tifosa più carina… sempre presente alle partite ed alle trasferte più importanti, anche lei entusiasta e canterina nei nostri cori, finirà per diventare moglie di Roberto, condividendone le importanti scelte sociali.  

Roberto G detto il Bongi: anfitrione a casa sua di noi tifosi per le partite della domenica pomeriggio in Rai, al termine delle quali ci si precipitava da via Cucchiari al Palalido a bordo del 1100 Giardinetta sottratto al padre. Coscienza del gruppo, avviava analisi critiche su molte sconfitte subite di un punto. Attualmente piccolo imprenditore di successo..

Racconto inviato e quindi riservato per il Museodelbasket-milano.it.

IMMAGINI ALLEGATE

De Rossi, Masini, Nizza, Kenney.

Dennis Grey

Sales,Germani e Jura al suo arrivo a Milano Malpensa.