La Coppa Italia riprese nel 1983/84 quando Legabasket, su sollecitazione dei club, ne promosse il reintegro in calendario assumendosene la gestione.
Una delle principali differenze rispetto alle edizioni precedenti fu quindi l'iscrizione limitata alle sole squadre di A1 e A2, ossia 32 partecipanti. Nelle edizioni del 1984 e 85, la formula fu allestita con dei gironi eliminatori da svolgere in pre-campionato e con le fasi a eliminazione diretta (con gare di andata e ritorno) da disputarsi nei turni liberi del campionato; dal 1986 all'89 si passò alla composizione di un tabellone di tipo tennistico.
Nel 1983/84, la Simac Milano fu esentata dalla prima fase e affrontò negli ottavi di finale (tra febbraio e marzo) la Silverstone Brescia; dopo una risicata vittoria in trasferta (93-98), i vicecampioni d'Italia misero il turbo nella gara di ritorno (117-79). Molto più complessa la sfida nei quarti contro Cantine Riunite Reggio Emilia, che stava dominando il campionato di A2. Milano vinse entrambi gli scontri con scarti minimi (76-79 al PalaGuasco, 72-71 in casa) e ottenne l'accesso alla semifinale con Caserta. L'andata il 3 giugno fu un disastro (105-81) contro Oscar Schmidt e Marcel de Souza e divenne praticamente impossibile ribaltare il passivo; infatti il 105-93 di tre giorni dopo non fu sufficiente per guadagnare la finale di Bologna. Il 9 giugno sul campo amico fu la Granarolo Bologna, che già aveva beffato la Simac nella Finale Scudetto, a sollevare il trofeo battendo la Indesit Caserta 80-78 con 20 punti di Marco Bonamico.
Epilogo simile per la Simac anche nel 1984/85, con l'eliminazione nei quarti per mano della Scavolini Pesaro che impedì il 'triplete' che si sarebbe realizzato con lo Scudetto dei record e la Coppa Korac. Gli ottavi di finale si svolsero a fine ottobre, quando il club milanese aveva ancora in formazione Wally Walker; contro l'Honky Fabriano fu sufficiente una vittoria 92-99 in campo avverso e un più agevole 109-80 per passare il turno senza soffrire. Nei quarti, giocati a cavallo di capodanno, la Simac con un JB Carroll ancora spaesato, prese una clamorosa imbarcata nell'hangar di Viale Partigiani (120-97) e arrivò solo al +19 nel ritorno (100-81).
La Scavolini vinse poi la Coppa a Maggio nel doppio confronto con la CiaoCrem Varese di fine stagione; la Simac nel frattempo si era presa la rivincita qualche giorno prima, surclassando il team di Giancarlo Sacco nella Finale Scudetto.
L'Olimpia Milano, divenuta imbattibile in campo nazionale, compì la prestigiosa doppietta Coppa Italia/Campionato nelle due stagioni 1985/86 e 86/87. Due coppe consecutive vinte entrambe a Bologna contro la Scavolini Pesaro: la prima nella finale del 16 aprile 1986 vinta per 102-92 (28 punti di Cedric Henderson, 21 di Schoene, 20 di Premier e 16 di D'Antoni), la seconda con il 95-93 del 26 marzo 1987 con 29 punti di Bob McAdoo e 20 di Ken Barlow. Per i dettagli su queste due competizioni potete leggere le apposite schede:
* http://www.museodelbasket-milano.it/leggi.php?idcontenuti=564
* http://www.museodelbasket-milano.it/leggi.php?s=&idcontenuti=552
Dopo il trionfo del 1987 iniziò per l'Olimpia Milano un lungo digiuno in Coppa Italia, interrotto nel 1996 dalla versione griffata 'Stefanel' di coach Tanjevic. La prima avvisaglia fu l'edizione 1988 in cui la Tracer, che in quella stagione avrebbe vinto 'solo' la Coppa dei Campioni: entrata in tabellone come 'testa di serie nr. 1', la Tracer si sbarazzò nei sedicesimi di finale dell'Annabella Pavia (108-91 al PalaTreves) ma nel turno seguente fu eliminata da Cantù (86-85 al 'Pianella').
Nel 1988/89 la rappresentanza 'milanese' raddoppiò grazie all'avvento della Teorema Arese, neopromossa in A2; entrambe furono posizionate nel lato lombardo del tabellone assieme a Desio, Varese, Brescia, Pavia, Cantù e di Torino. Il percorso della compagine di coach Bergamaschi fu tuttavia molto breve, considerato lo scontro impari con la Pallacanestro Cantù; il battesimo di Arese nella 'top class' si concluse con un pesante 98-80 in casa della Vismara. La Philips Milano eliminò prima la Filodoro Brescia (88-71) e poi l'Annabella Pavia (97-96) che a sorpresa aveva estromesso Torino nel turno precedente.
Nel quarto di finale, la Philips si prese l'agoniata rivincita sulla Vismara Cantù (97-87 in casa) tornando così ad accedere ad una semifinale. In casa della Knorr Bologna di coach Bob Hill, la sfida fu avvelenata dalle polemiche per l'utilizzo di Micheal Ray Richardson che avrebbe dovuto scontare un turno di squalifica. La gara fu vinta 78-71 dalla Virtus che il 6 aprile vinse la Coppa battendo in finale 96-93 la Snaidero Caserta.
L'Olimpia si consolò vincendo lo Scudetto a fine maggio con l'avvincente serie finale contro l'Enichem Livorno.
Per il 1990, Legabasket decise di tornare al passato, riproponendo le Final Four.
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