Racconti


Paolo Vittori racconta… il mio esordio nel Simmenthal nella stagione 1959-60

Diciannovenne, disputavo il campionato di serie B 1957-58 con la Goriziana quando il coach della nazionale, Paratore, mi convocò  per la scelta dei probabili olimpici in raduno a Varese il 3 gennaio 1958.

Era il primo segnale che il basket di alto livello mi osservava.  Alla Casa dello Sport di Comerio, Paratore aveva radunato oltre ad alcuni giocatori già affermati altri miei coetanei ventenni che avrebbero lasciato una impronta nelle storia del basket italiano, quali Pieri, Gatti , Vianello, Pellanera, Marchionetti, Bertini, Bonetto, Conti, Sardagna.   

A stagione conclusa, 8 aprile 1958 feci il debutto con la maglia della Nazionale giovanile contro la Francia a Pesaro. Subito dopo la Motomorini Mazzini di Bologna (che era giunta quarta in serie A) mi ingaggiò e qui trovai, come compagni Vianello, Gatti, De Carli, Conti. Disputammo nel 1958-59 un campionato molto buono e malgrado ciò giungemmo ancora quarti, ad una incollatura dalla Ignis Varese.

Nel frattempo, il 5 dicembre 1958 avevo debuttato in Nazionale B, insieme a Cescutti, Dal Pozzo, Borghetti e Velluti, ancora a Pesaro contro la locale squadra in anteprima a Italia A-Jugoslavia. Se devo essere sincero non ricordo nulla di questa partita (e che avrebbe dovuto essere molto importante per me)  per cui dovrei addirittura dubitare di avervi partecipato ma degli amici mi hanno fatto vedere un ritaglio del Corriere della Sera dell’epoca in cui sono elencato tra i convocati.

A fine stagione, inizio estate 1959, il presidente Bogoncelli mi contattò e mi prospettò la possibilità di indossare le scarpette rosse. Ricordo che il colloquio decisivo si svolse in un Grand Hotel di Rapallo, località dove Bogoncelli trascorreva i periodi di riposo. 

Fu una grande soddisfazione, il Simmenthal si era riconfermato campione d’Italia per la terza volta consecutiva e farne parte significava entrare, per me, direttamente in Paradiso.Coach Rubini d’estate si trasformava in pallanuotista; in quella stagione era coach della Canottieri Napoli e perse inopinatamente lo scudetto a favore della Pro Recco di Eraldo Pizzo. Non tutto il male vien per nuocere perché Rubini tornò a Milano ancora più motivato e voglioso di vittorie.

I quadri dirigenziali del Simmenthal, al tempo, erano composti da un trio: presidente Bogoncelli, Casati direttore sportivo e Rubini coach, tutte persone estremamente valide. La stagione 1959-60 si preannunciava molto combattuta, senza il rinforzo del giocatore straniero (proibizione dal Coni in quanto anno pre-olimpico), anche perché Varese, Bologna e Cantù si erano notevolmente rinforzati e il Simm aveva ulteriormente rinnovato la formazione. Erano stati ceduti tre ottimi (e giovani) campioni quali Bertini, Cescutti e Sardagna mentre, oltre al sottoscritto, erano arrivati il ventenne Claudio Velluti dall’Olimpia Cagliari, il diciannovenne Augusto Giomo dal C.S.I. Treviso e promosso dalle giovanili il diciottenne Giandomenico Ongaro. Ad eccezione di Gamba e Pagani, che erano maggiori di qualche anno, tutti noi eravamo più o meno ventenni dal fisico esuberante. Perfetti per il gioco veloce, aggressivo e spumeggiante tipico di Rubini.

Per noi ultimi arrivati venne riservato un appartamento in Corso XXII Marzo, sullo stesso pianerottolo dove si trovava la sede sociale. Quest’ultima era un appartamento grandissimo con sala Tv, sala biliardo, sala pranzo.  L’intero palazzo era di proprietà della famiglia Bogoncelli. Ognuno di noi disponeva di una sua stanza mentre per i pranzi/cene ci recavamo nella sede sociale, dove una famiglia veneta provvedeva a curare la pulizia e a predisporre i menù.  

Durante il precampionato, peraltro brevissimo, incontrammo in allenamento a porte chiuse a Varese  l’Ignis, in cui loro schierarono i neoacquisti Gatti, Vianello e Andreo che si affiancavano a Zorzi, Romanutti, Padovan, Borghi con allenatore Garbosi. Rubini li aveva indicati come favoriti per  la corsa al titolo.

Il debutto in campionato avvenne domenica 27 settembre 1959 contro il Petrarca Padova alla palestra Fenaroli in Viale Suzzara, in quanto indisponibili sia il Palazzo dello Sport della Fiera e sia la Forza e Coraggio. Il Palalido era in costruzione e sarebbe stato inaugurato solo l’anno dopo. Sinceramente una delusione per me perché la Fenaroli era una palestrina (tipo scolastica) dove non c’era spazio per il pubblico.  Ma quello era quello che passava il convento in quel momento.

Il 7 ottobre disputai la mia prima vera trasferta internazionale: andammo a Bruxelles a disputare un torneo a cui partecipava anche la Oransoda Virtus Bologna. Il campo era la piazza principale, che non era in piano per cui si giocava in discesa/salita, illuminata a giorno, e vincemmo il torneo proprio contro di loro dopo un tempo supplementare. Disputammo ancora diverse partite alla Fenaroli mentre solo a partire dallo scontro contro l’Oransoda Virtus Bologna riuscimmo a giocare al Palazzo dello Sport della Fiera che in precedenza era stato occupato dal “Circo di Mosca”.

Era il 22 novembre, in testa imbattuti eravamo noi e loro, a punteggio pieno, mentre la settimana precedente avevamo schiantato l’Ignis a Varese, condannandola a rinunciare alla lotta per lo scudetto.   Io mi ero conquistato spazio nel team, facevo parte del quintetto iniziale e il mio minutaggio sul campo di gioco era sempre più pesante.  Battemmo agevolmente anche la Virtus. A Natale eravamo ancora imbattuti e in testa alla classifica e subito dopo le feste partimmo per una tournee di una settimana in Medio Oriente, rinforzati da Bertini che cortesemente si era reso disponibile. Fu un avvenimento magnifico, perché in realtà fu una crociera a bordo di un lussuoso transatlantico della Costa. Scendemmo a Cipro, in Egitto e a Tunisi per incontrare le squadre locali per infine tornare a Genova e, nell’occasione, inaugurare una palestra disputando una amichevole.

Finita la pausa natalizia, in campionato la Virtus continuava a tallonarci  e rischiammo di compromettere tutto quando il 10 gennaio a Bologna affrontammo la mia ex squadra (Sant’Agostino-Mazzini), che essendosi indebolita era ultima in classifica. Eravamo sotto di 4 punti, e con l’incoscienza dei miei 20 anni conclusi a canestro le ultime 3 nostre azioni e vincemmo la partita per 4 punti.  Un rischio maggiore accadde 2 settimane dopo, a Pesaro, contro la Lanco. Questa era un’ottima squadra in cui militavano Bertini e Cescutti, il quale quell’anno sarebbe risultato il capocannoniere del campionato davanti a Gavagnin e Zorzi. Proprio in quell’incontro, in una lotta a rimbalzo, diedi involontariamente una gomitata in faccia a Cescutti, udinese e mio vecchio amico da tanti anni, causandogli danni ai denti. Ne fui enormemente mortificato. Quell’incontro lo vincemmo per soli 2 punti, facendo infuriare i 2500 tifosi locali. In quella occasione compresi appieno lo “spirito Simmenthal” per quanto avvenne al termine dell’incontro, ma di questo ne parlerò in una apposita pagina.

Comunque la prima sconfitta era in agguato ed avvenne il 14 febbraio a Milano contro una scatenata Ignis e così la Virtus Bologna ci affiancò in testa alla classifica. Mancavano tre giornate alla fine.

La domenica successiva incontrammo i bolognesi a casa loro e dimostrammo sul campo il nostro carattere battendoli  nettamente anche se con un modesto margine finale. Ritornammo in testa solitari, ma alla penultima giornata andammo a perdere a Cantù (prima nostra sconfitta esterna). Fortunatamente in contemporanea  la Virtus fu letteralmente  massacrata a Varese.  Chiudemmo il campionato in casa, al Palazzo dello Sport Fiera, stracciando il Gira Bologna, tra il tripudio dei nostri tifosi. Il Simmentahl conquistava il quarto titolo consecutivo (il nono del dopoguerra) ed io il mio primo scudetto. Era il 6 marzo 1960.

Il successivo 2 aprile partivo con la Nazionale A per una tournee di amichevoli in Sud America ed il 5 aprile debuttai a Buones Aires con la maglia Azzurra, prima partite delle tre disputate in Argentina. L’ultima, con la nazionale argentina al palazzo dello sport di Buenos Aires, immenso, si svolse davanti a 15.000 spettatori. Questo era il numero ufficiale, ma in realtà secondo me erano probabilmente il doppio, perché ricordo il pubblico stipato all’inverosimile. La tournee proseguì con due partite in Cile ed una in Uruguay. Tornati in Italia,  Paratore mi confermò tra i 16 probabili olimpici e successivamente tra i  partecipanti alle Olimpiadi di Roma. Il sogno continuava…

IMMAGINI ALLEGATE

1959-60 Simmenthal - Virtus Bo

1961-62 Simmenthal-Ignis. Si riconoscono Pieri, Riminucci (10), Maggetti, Gavagnin (5), Vittori (9), Sardagna (5), Bertini, Toth e Ongaro 

Vittori nel 1963-64 in Simmenthal-Goriziana

1960-61 - Cantù-Simmenthal. Si riconoscono Pagani (5), Pieri (7), Vittori (9) e Porcelli