Racconti


Il caso Ferracini: la testimonianza di Basilio e un aneddoto di Peterson

In merito al "caso Ferracini" e alla disputa tra Olimpia e Virtus per accaparrarsi il cartellino del giocatore, abbiamo sentito Adolfo Basilio, allora responsabile della segreteria della Olimpia: ecco cosa ricorda quasi 50 anni dopo gli avvenimenti.

La vicenda del tesseramento di Ferracini è molto semplice e non ho nessun problema a raccontarla anche perché l’ho vissuta in prima persona essendo all'epoca responsabile dei tesseramenti.

All' epoca vigeva un regolamento federale che il prestito si poteva concedere ad un atleta per due anni dopodichè il giocatore in questione rientrava automaticamente in società o doveva essere ceduto definitivamente. Tale opportunità era già stata sfruttata avendo ceduto in prestito il ragazzo al Petrarca Padova nel biennio 1969/70 e 1970/71.

Poiché nel 1971  Ferracini non rientrava ancora nell' organico dell'Olimpia, ma non volevamo però privarcene, l'avv. Porelli convinse il Dott. Bogoncelli a rilasciare un nulla osta definitivo dello stesso, firmando una carta privata in cui la Virtus avrebbe, alla fine delle due successive stagioni,  a sua volta dato un nulla osta definitivo all'atleta. Sempre in quel periodo esisteva un regolamento in cui gli appartenenti alla FIP non potevano fare cause tra loro se prima non si fosse fatto un lodo presso la federazione stessa.

Nel 1973 a seguito del rifiuto della Virtus di rilasciare - come pattuito - il cartellino, dato che mancavano solo poche settimane per la scadenza dei tesseramenti eravamo in difficoltà perché è ovvio che l'Olimpia non avrebbe fatto in tempo a regolarizzare il tutto (tramite il lodo FIP).

Ricordo che un avvocato tifoso di Milano mi consigliò di adire per vie legali chiedendo una procedura d'urgenza.

Andai personalmente in Tribunale. Il  pretore che mi diede udienza, vedendo le carte e la necessità impellente, convocò con un'ingiunzione, chiamiamola “veloce”, la Virtus.

Alcuni dirigenti della società bolognese vennero a Milano e con me presente lo stesso giudice fece loro vedere la carta firmata di cui sopra. Il giudice chiese di chi era la firma della scrittura privata e loro confermarono che era del loro presidente, però ebbero la stoltezza di dire con un mezzo sorriso che le società non potevano farsi causa tra di loro.

Il Pretore quasi incazzato fece loro presente che nessun ente o persona poteva mettersi al di sopra delle leggi italiane e ingiunse di rilasciare il nulla osta entro pochi giorni se non volevano incorrere in guai maggiori.

In realtà passarono altri tre mesi prima che il ragazzo tornasse da noi, grazie ad una trattativa “segretissima” che ha gestito direttamente Bogoncelli. 

Certamente ci saranno stati accordi economici, anche se non credo che la Olimpia abbia pagato grosse cifre per un giocatore che in definitiva era già suo.

Sulle carte in mio possesso non ricordo che ci fosse alcun riferimento economico, proprio perché sui soldi trattava direttamente Bogoncelli e nessuno altro veniva a conoscenza di queste vicende.

Io fui veramente felicissimo del rientro di Vittorio a Milano perché un ragazzo così serio e attaccato ai colori sociali era raro trovarlo".

Di tutta questa complicata vicenda, Peterson ha un ricordo vivo in quanto era appena arrivato dagli Usa ad allenare la Virtus per la stagione 1973/74. Ed ecco il racconto del suo primo incontro con Rubini ad Udine nella prima settimana di settembre 1973, grazie alla trascrizione di un suo intervento alla televisione Sportitalia:

“L’ho conosciuto ad Udine, era il tempo prestagione, la nazionale giocava lì e lui aveva quattro suoi giocatori nella squadra. (In quei giorni) c’era grande disputa tra la Virtus e l’Innocenti per Vittorio Ferracini. Rubini è venuto al nostro tavolo a pranzare, lì nel nostro albergo. C’era Porelli, c’erano Venturi e Ugolini, insomma tutti i nostri dirigenti e loro hanno fatto un attacco a Rubini per due ore: “ladro”, “il giocatore qui e là”, “prendiamo gli avvocati",  ”vi portiamo in tribunale”, di tutto ed altre minacce che non potete immaginare. Rubini per due ore non ha parlato, non ha detto una parola, ha fumato le sigarette come faceva lui. Dopo due ore i nostri erano senza parole, senza fiato, avevano speso tutto e allora Rubini muovendo la sigaretta come d’abitudine ha detto “il giocatore è sempre nostro”. Io ho pensato “Ferracini non giocherà mai con la Virtus” ed infatti il giocatore è rimasto a Milano.

Questo è stato il mio primo impatto con Rubini e da lì in poi non è cambiata una virgola. La forza carismatica di Rubini mi è rimasta addosso come un pugno da Mike Tyson".

Il caso Ferracini quasi cinquant'anni dopo

All’inizio degli anni 70 le società potevano concedere in prestito uno specifico giocatore solo per due annate. Dopodichè o se lo tenevano o lo cedevano definitivamente. Ferracini, che era stato prelevato dall’Olimpia quindicenne a Pordenone, dopo i campionati giovanili disputati a Milano... [Leggi tutto]

IMMAGINI ALLEGATE

Scrittura privata tra Olimpia e Virtus per Ferracini