Persone


"Mi ritorna in mente" ... Pippo Crippa

Ci sono persone 'speciali', prima di essere giocatori 'speciali': Pippo Crippa fa parte di questa ristretta schiera di 'angeli del parquet', quelli che tutti vorrebbero al proprio fianco ma anche di fronte come avversario.


Il fattore che accomuna tutte le testimonianze che abbiamo raccolto è la grande umanità di Pippo, la disponiblità, lo spirito di sacrificio e quella riservatezza tipica delle persone su cui si può contare anche senza che si mettano in mostra. "Pippo è una persona squisita" racconta Natale Redaelli, masseur della Pallacanestro Milano "Non solo un giocatore eccezionale, sempre pronto a dare il massimo indipendentemente dai minuti trascorsi in campo. E da noi alla Mobilquattro, con Jura che usciva dal campo solo se veniva espulso, non era semplice giocare da lungo. Ricordo che è arrivato a Milano nella nidiata che ha portato in giallorosso diversi ex-Robur Varese come Beppe Gergati e Toto Rodà. Sia Sales che Guerrieri ne hanno subito intuito la qualità di fare sempre la cosa giusta al momento giusto. Non era un 'piè veloce', ma riusciva con intuito a prendere la posizione prima degli altri, anche solo per un aiuto o un tagliafuori. Dalla mia postazione in panchina o in allenamento ho visto tanti giocatori, ma Pippo è sicuramente tra i primi giocatori che metterei la mia squadra ideale." 
"Come giocatore aveva solo un difetto" interviene Giorgio Papetti "Soffriva il solletico e chi lo conosceva bene come me, non solo in allenamento ma anche da avversario, ne poteva trarre vantaggio." 
Negli anni in giallorosso, Pippo Crippa ha conosciuto un compagno di squadra con cui in seguito ha avuto un rapporto speciale anche fuori dal campo.
"Pippo (Filippo) Crippa" ne parla Antonio Farina, uno dei tiratori principi della Brianza "Lo incociai solo come avversario e mai di persona fino al 1975/76 quando giocammo insieme per la Pallacanestro Milano (Mobilquattro). Di lui mi ero già fatto l’ idea di un ragazzo, sia umanamente (educato, corretto, gentile) e sportivamente un po’ sottovalutato,  ma di buon spessore individuale e  grande spirito di squadra e ne ebbi la conferma assoluta. Giocai con lui solo un anno, poi lui si trasferì a Vigevano, dove ebbe notevoli risultati. Poi nel 1981, quando io cessai a Desio la mia attività di giocatore e il presidente Bologna mi diede l’incarico di riorganizzare la Società Aurora Desio, ripartendo dai giovani e ritornare al più presto in Serie B, appena seppi che Pippo Crippa cercava una soluzione più vicino a casa e con possibilità di trovare un lavoro,  non esitai un attimo e convinsi il presidente a assumerlo anche come impiegato nella sua ditta. Fu una scelta fondamentale per Aurora Desio, dove Pippo si dimostrò autentico uomo squadra e ideale leader in campo, oltre che esemplare e serio sul lavoro. Aurora era a trazione posteriore con i giovanissimi Claudio Crippa , Icio Trotti, Fabio Brambilla, in seguito anche Pino Motta e Mario Beretta. Ma quando i giovani si inceppavano ecco che Pippo diventava leader anche in campo e sopperiva ad alcune loro inesperienze. Mi sorprese il numero delle volte che prese in mano le sorti del match, realizzando canestri fondamentali e pesanti per farci aggiudicare la vittoria. Questa sua capacità di non sbagliare i canestri importanti, il suo carattere serio, senza mai alzare la voce, la sua applicazione, il suo essere buon consigliere coi compagni anche fuori del campo, ne fecero il vero leader della squadra di quegli anni di Desio.
Con lui ho un debito di riconoscenza che mi tormenta ancora. Quando fummo promossi in Serie A, compresi che Pippo aveva una voglia sincera e comprensibile di poter chiudere la sua carriera sportiva con un ultimo anno di Serie A, ma io avevo perso per infarto il Presidente e la sua famiglia, ovviamente in difficoltà, non poteva concedersi di tenere dipendenti che ovviamente avrebbero dovuto assentarsi troppo spesso dal lavoro. Oltretutto Pippo era anche diventato, grazie alla sua serietà, importante  anche per la ditta in difficoltà. Con grande tristezza dovetti  quindi negargli una soddisfazione che tutti, io per primo, avremmo voluto doverosamente concedergli."

Nell'esperienza vigevanese, ovvero dopo la Mobilquattro e prima di Desio, Pippo Crippa stabilisce un legame di sangue con Stefano 'Aiace' Albanese, con il quale non solo condivide le rudi battaglie sottocanestro della Serie B di metà anni '70, ma diventa il trait d'union tra squadra e staff quando il pivot di origini siciliane diventa dirigente della gloriosa Mecap:
"Ho conosciuto Pippo nel campionato di serie B girone nord nella stagione 1970-1971" esordisce il 'Supremo Aiace' "Lui giocava nella Gamma Varese allenata da Gianni Asti e io nella Pegabo Vigevano allenata da Mario De Sisti. Il destino volle che qualche anno dopo Asti fosse chiamato come coach alla Mecap (1977/78) in A2 ottenendo poi una prestigiosa  promozione in A1.Crippa lo precedette un anno prima ed ebbe un ruolo importante nella scalata della squadra, con me capitano, in A2. Nell’infocato spareggio di Livorno del 26 giugno 1977 con la Juve Caserta, dopo un tempo supplementare, fu il secondo realizzatore (17 punti) secondo solo a Malagoli che ne segnò 18.
Con Pippo da avversario ho giocato diverse partite, nel suo periodo milanese , sia in allenamenti che in tornei precampionato. Scontri tosti ma sempre leali e ho sempre apprezzato in lui sia l’aspetto tecnico che caratteriale. Cosa che si è confermata, in particolar modo, quando è stato ingaggiato dalla Mecap Vigevano. Sempre disponibile e,  soprattutto umile, non l’ho mai sentito disobbedire o contestare qualsiasi decisione anzi, se poteva incoraggiava i compagni e li spronava ad impegnarsi di più ed avere fiducia nei consigli che ricevevano. Un uomo squadra a 360 gradi. Dotato di un fisico longilineo e asciutto, sopperiva alla carenza di centimetri con la volontà e l’esperienza e per questo riuscì a giocare tanti anni nella massima serie e a farsi valere anche contro i giocatori americani, solitamente più grandi e più grossi di lui. A Vigevano è rimasto quattro anni che son bastati per essere inserito di diritto nella mia “ VIGEVANO BASKET HALL OF FAME “.

Ultima nota ma non per questo meno importante è quella di una grande amicizia che unisce anche le nostre famiglie. In questi ultimi anni ci siamo visti poco, ma quando ci ritroviamo ( in particolare per i raduni dei maturibaskettari) è motivo di piacevoli e inevitabili amarcord legati principalmente allo sport che abbiamo praticato per tanti anni....e altro ancora ovviamente!"

Pensieri che compongono un ritratto di Pippo Crippa molto più 'vero' delle cronache di una carriera lunga e impegnativa. Nel ricomporne la cronologia non abbiamo trovato cifre rilevanti, exploit ecclattanti o posti in graduatorie individuali perchè il suo contributo nei diversi campionati vinti alla Robur Varese come a Vigevano o Desio, non è quantificabile ma allo stesso tempo ha avuto un peso specifico determinante nell'alchimia delle sue squadre. Anche perchè forse il posto sul podio della vittoria, per timidezza, l'avrebbe ceduto a qualche compagno. 

IMMAGINI ALLEGATE

L'accoglienza di Claudio Malagoli (primo a sx) e Filippo Crippa (primo a sx) alla Mecap Vigevano nel 1976/77.  (per gentile concessione di S.Albanese - il secondo da sx, il terzo è Di Maio)

Stefano 'Aiace' Albanese e Pippo Crippa in viaggio per un raduno dei Maturibaskettari (per gentile concessione di S.Albanese)