Persone


"Per Giando, che c'era sempre" di Werther Pedrazzi

CIAO GIANDO...

Luce limpida, tagliente, di un sole novembrino che di primo mattina illumina il viale di accesso al Centro Schuster, santuario degli sportivi milanesi, immerso ed avvolto da uno dei più grandi boschi metropolitani. Il ragazzo che alla transenna smista le macchine verso il parcheggio si fa al finestrino: “Lei è qui per il basket?” Si e no – verrebbe da rispondere – Noi siamo qui per Giando!

Che è stato certamente un gran giocatore di basket, ma anche molto di più.

Un uomo bello e leale. Un ingegnere capace. 

E lo dimostra la tribuna della palestra, dove si è tenuta la commemorazione: strapiena. E molti in piedi, assiepati d’intorno. Sopra alle altre, svettavano teste imbiancate: loro, i compagni di basket, loro, quelli dell’età dell’oro del nostro basket. Dell’Olimpia che si chiamava Simmenthal. E dei suoi grandi avversari varesini dell’Ignis. Che un brivido, lontano, pudico e sottopelle, veniva soltanto a vederli insieme, riuniti.

Hanno parlato tutti, non citeremo nessuno, per non commettere torti di omissione. Ricordando soltanto il saluto affettuoso di Sandro Gamba, nel ricordo di tempi e glorie vissute insieme: “ Ehi ingegnere, ti ricordi…?”, e il video commosso di Arthur Kenney dalla Grande Mela…

Mentre Graziella, fragile moglie, rispondeva a tutti, sottovoce, nonostante il microfono.

E noi, che nelle cerimonie del dolore un poco sempre ci perdiamo… Pensando….

Con Giandomenico Ongaro qualche cosa di importante è andata persa: un’epoca. 

Lui, che oggi direbbero i saccenti invadenti, non era la stella della squadra, lui che con la sua squadra ha vinto 8 scudetti e la prima Coppa dei Campioni (l’attuale Eurolega) di una formazone maschile italiana, il primo di aprile dell’anno 1966, a Bologna contro lo Slavia Praga, in una competizione fino ad allora appannaggio esclusivo del gigantismo dell’Est Europa.

E lui c’era. Sempre.

Perché non era la stella, ma era la squadra!

C’era. E ci resta. Nella Storia dell’Olimpia e del basket italiano.

E ci resta per sempre.

Nel cuore di una generazione.

E non solo perché avevamo vent’anni.

Ciao Giando!

MDB-MI ringrazia Werther Pedrazzi per le parole che ci ha 

IMMAGINI ALLEGATE

Panoramica della palestra del Centro Sportivo Schuster di Milano in occasione del momento del ricordo di Giandomenico Ongaro. Sul tabellone luminoso appare il numero '13' che Giando ha indossato nella sua carriera in Olimpia