Saranno una decina di chilometri, seduti sulla '91'; una buona parte di circonvallazione che separa Via Caltanisetta a Piazza Stuparich. Non le avrà mai contate Franco le volte in cui ha percorso la tratta sede-posto di lavoro in quasi vent'anni di assoluta fedeltà all'Olimpia Milano.
Quante migliaia di ore passate alla 'Secondaria' del PalaLido a lavorare con cestisti di ogni età, ordine e grado, dai ragazzi delle Giovanili, quelli con la prospettiva di arrivare almeno ai confini del 'Quintetto Blu' e quelli dal futuro di un colore diverso dal biancorosso, ai campioni celebrati. A nessuno Franco ha negato parole di conforto, di stimolo, di sostegno tecnico anche perchè era un profondo conoscitore del gioco e delle sue varianti strategiche e umane.
Franco l'uomo giusto per prendere a 35 anni la responsabilità della squadra più titolata d'Italia (e in quel momento campione in carica anche in Europa) e condurla nel momento più difficile, quello della conferma. Come tanti hanno testimoniato nel momento del suo ricordo, Franco meritava di raccogliere il testimone di Dan Peterson e, con il suo garbo, ha cementato un gruppo di campioni che hanno giocato (e vinto) anche per lui.
"Franco ti stimolava a dare il meglio di te stesso, senza chiederne nulla in cambio" è stato un pensiero comune trasmesso anche da chi ha condiviso l'esperienza della sua 'seconda carriera'. Commentatore brillante, eclettico, ironico, geniale per espressioni ma soprattutto capace di formare una generazione di giornalisti così come faceva in palestra con i suoi allievi.
Franco, "l'uomo giusto" rimarrà nel cuore di tanti, di chi parla in uno spogliatoio come dietro a un microfono o di chi solo ha imparato da lui a vivere senza autocelebrarsi.
Franco dopo tutti quei chilometri spesi per il basket, è giusto che si riposi. "Non sappiamo dove" come si è chiesto Don Mario Zaninelli, suo allievo ai tempi dell'Olimpia e amico fraterno anche quando "ti sei fatto prete" (ma detto in dialetto milanese), durante le sue esequie a cui in pochi hanno voluto mancare.
Un'idea del dove ce la siamo fatta: ce lo aveva scritto quando gli chiedemmo di rappresentarci le sensazioni vissute alla 'Secondaria' del PalaLido:
"Eh già, perchè, diciamo la verità, quasi non te ne accorgi, quando ci passi di fianco, in piazza Stuparich. Quel basso edificio, di fianco al monumentale Palalido, manco lo noti, se non ci sei stato mai. Eppure, per chi ci ha lavorato, e vissuto, ogni pomeriggio, dalle 14 alle 21, per una ventina di anni, odora immancabilmente di casa."
E allora lo troveremo lì, a casa sua, magari discutendo animatamente con 'Zagaria' che ne era il custode, non solo per professione.
Con l'auspicio che a qualcuno venga il pensiero di dedicargli la 'Secondaria', come ringraziamento per l'amore e la passione con cui ne ha riempito le pareti.
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